Un’auto di un agente della polizia locale data alle fiamme a marzo dell’anno scorso, a Giussano, tre proiettili inesplosi inviati alla direttrice del carcere di Monza. Sono i due episodi più gravi emersi dalle indagini che lunedì notte hanno portato all’arresto di tredici persone, quasi tutte residenti in Lombardia, per associazione di tipo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa, oltre che altri gravi delitti tra i quali il porto abusivo di armi e la minaccia.
Coinvolto anche un consigliere comunale di Rho, mentre in Brianza, F.B. 41 anni, giussanese di origini calabresi, e M.R. di 27 anni originario di Seregno con un’attività a Mariano Comense e cognato di un altro degli arrestati, F.G. di 36 anni, originario di Vibo Valentia e già detenuto per omicidio. A.D., 25 anni, originario anche lui di Vibo e già agli arresti domiciliari per estorsione, è accusato di aver incendiato l’auto del vigilie e di tentate minacce nei confronti del direttore del carcere di Monza. Accusa quest’ultima contestata anche al giussanese F.B, e a G.G. 43 anni, siciliano.
Le indagini si sono mosse attorno a due famiglie mafiose di Cabiate e Mariano Comense, con la prima protagonista tra l’altro di un tentativo di speculazione immobiliare a Rho e la gestione di due società impegnate nella realizzazione della Tangenziale est esterna di Milano. Su ordine di un componente della medesima famiglia, detenuto a Monza, dalla Calabria era partita la busta con i tre proiettili e una lettera di minacce indirizzati alla direttrice della casa circondariale quale ritorsione per il mancato accoglimento di alcune istanze. Busta intercettata a maggio dello scorso anno. Sempre su ordine dello stesso soggetto, denunciato per resistenza e violenza contro pubblici ufficiali dopo un controllo stradale, fu incendiata l’auto del vigile giussanese.