Primavera precoce o ancora inverno: lo dicono la Candelora e la marmotta (e poi c’è San Biagio)

A guardare il cielo sopra Monza e la Brianza, l’inverno o quello che è stato dovrebbe passare presto il testimone alla primavera. Almeno secondo le credenze popolari legate al giorno della Candelora, il 2 febbraio. O come dice Phil la marmotta. E il 3 febbraio è San Biagio, che protegge la gola.
Phil nel Giorno della marmotta 2016
Phil nel Giorno della marmotta 2016 Redazione online

A guardare il cielo sopra Monza e la Brianza, l’inverno o quello che è stato dovrebbe passare presto il testimone alla primavera. Almeno secondo le tradizioni legate al giorno della Candelora, il 2 febbraio, che segnerebbe la fine della stagione fredda e l’uscita dal letargo degli animali. O almeno secondo i detti popolari di alcune zone d’Italia, perché dello stesso concetto esistono due versione opposte: “ma se piove o tira vento nell’inverno siamo dentro” o “se nevica o se piove dall’inverno siamo fuori”, nei diversi dialetti. In Lombardia prevale comunque la prima.

E poi c’è anche Phil la marmotta che a Punxsutawney in Pennsylvania predice oppure no la fine dell’inverno. Il Giorno della marmotta (che è anche un film culto con Bill Murray) negli Stati Uniti è un’istituzione e nella città di Phil il 2 febbraio è l’occasione per una grande festa con musica e balli che dura finché Phil esce dalla sua tana: vede la sua ombra allungata dal sole, si spaventa e torna dentro? L’inverno durerà altre sei settimane. In caso contrario arriverà la primavera: «There is no shadow to see, an early Spring for you and me».


Phil l’ha detto poco dopo le 13 italiane: primavera precoce, in un sonetto in rima che ha chiamato in causa anche hoverboard e droni. Perché anche le marmotte si aggiornano alla tecnologia (leggi la sentenza di Phil sul sito ufficiale, VAI).

Prevedere il futuro però è cosa difficile oppure facilissima. Lo sa bene Phil che un paio di anni fa aveva rischiato la pelliccia non avendo previsto una tempesta di neve che avrebbe investito gli Stati Uniti.

Gli esperti del meteo dicono che la Lombardia sarà interessata ancora da «una massa d’aria particolarmente mite, che determinerà un rialzo termico con valori fin sui 15-18°C sui settori occidentali. A seguire nuovo aumento della nuvolosità tra martedì e mercoledì, ma in un contesto in prevalenza asciutto e sempre molto mite per il periodo».

Però diventa sempre più probabile un cambio radicale del tempo verso il weekend, «quando una vasta depressione atlantica potrebbe fare il suo ingresso nel Mediterraneo».

Per Monza e la Brianza dovrebbe significare un po’ di pioggia per mercoledì 3 febbraio e per il weekend, quando anche le temperature dovrebbero abbassarsi fino a 5-6 gradi di massima. Nella settimana da lunedì 8 febbraio invece dovrebbero abbassarsi le minime in un contesto di giornate soleggiate. Tranne che per mercoledì 10.

E a proposito di tradizioni, dopo la candelora c’è San Biagio, che è il 3 febbraio. E che è il giorno in cui si mangiano gli ultimi panettoni conservati dal Natale e ci si protegge dai malanni alla gola e dai raffreddori: perché «a san Bias se benediss la gola e el nas».

A Monza è festa nel quartiere omonimo e in Duomo. Sarà don Alberto Barlassina a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica che si terrà il 3 febbraio, alle 18.30, nella chiesa di San Biagio, in occasione della festa patronale. Con lui e il parroco, don Marco Oneta, parteciperanno anche i parroci della città e i sacerdoti nativi o che hanno vissuto il loro ministero nella parrocchia di via Prina. Al termine della messa si terrà come sempre la cena insieme, alle 20, nelle sale dell’oratorio (su prenotazione).

Nel giorno della festa le celebrazioni eucaristiche si terranno alle 7.30, 9, 10.30, 11.30 (dedicata agli studenti delle scuole San Biagio), 16.30 e 18.30. Durante l’intera giornata i fedeli potranno avvicinarsi per il tradizionale bacio della reliquia e per venerare l’immagine del santo vescovo Biagio, che lega la sua storia alla protezione della gola. Vescovo della comunità di Sebaste in Armenia, subì il martirio intorno al 316, durante il tempo della pax costantiniana. A legare il suo nome alla cura della gola è la miracolosa guarigione da lui compiuta su un bambino a cui si era conficcata una lisca di pesce in gola.

(modificato il 3 febbraio 2016)