“A questo punto conviene quasi lasciare i camion fermi, altrimenti si rischia di lavorare in perdita.La situazione é fuori controllo, va affrontata a livello europeo, bisogna trovare strumenti eccezionali per un periodo eccezionale.Il caro carburante e l’aumento esponenziale dei costi, lievitati ancora di più da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, stanno mettendo al tappeto il settore dell’auto trasporto.
Lo conferma Claudio Riva, imprenditore brianzolo, presidente regionale di questo comparto per Confartigianato, associazione di categoria che proprio nei giorni scorsi ha chiesto al Governo, in un incontro con la viceministro alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibile Teresa Bellanova, una clausola di adeguamento dei costi di trasporto al costo del gasolio che permetta di tenere il passo dei continui aumenti e di non viaggiare in perdita. Il problema vero, ormai sembra essere proprio questo: i margini operativi sono praticamente azzerati se non addirittura negativi.Come dire insomma , che si lavora per niente.
“Non ci sono più margini -continua Riva- non sappiamo dove andarli a recuperare e anche il committente é in una situazione simile.La nostra base é in subbuglio, c’é il rischio che alcune aziende chiudano, o almeno che preferiscano tenere i camion fermi”.Il provvedimento auspicato dal settore, quello del l’adeguamento del prezzo del trasporto a quello del gasolio, sarebbe un passo importante,ma bisogna farlo subito. Alcune aziende, soprattutto i gruppi più strutturati,applicano già la regola del fuel surcharge, che prevede, appunto, l’indicizzazione del prezzo del gasolio. Ma quelle più piccole non hanno questo ’paracadute’ e la situazione per loro é ancora più grave.
“Si fa fatica -ripete Riva- bisogna intervenire subito. Il provvedimento può essere scritto in due giorni e reso operativo in tre giorni. Sarebbe importante per tranquillizzare gli operatori”. Il comparto, tra l’altro, già di suo deve anticipare molte delle spese e aspettare di essere pagato in tempi molto più lunghi: 30 giorni o meno per carburante, stipendi, autostrade e 60 o anche 90 fino a 120 giorni di attesa per incassare il dovuto in relazione al lavoro eseguito. Una circostanza che prima, in un contesto diverso, veniva sopportata. Ora però l’onere sta crescendo a dismisura esasperando soprattutto chi per dimensioni non ha le spalle abbastanza larghe per farsi carico di tutto ciò. Anzi, in pratica si lavora in perdita. Ma é una situazione che non si può sopportare ancora a lungo.