Questione taxi: si è svolta nei giorni scorsi a Monza una seduta congiunta della Commissione Consiliare II Politiche del Territorio e della Commissione III Bilancio e Attività Produttive dedicata alle licenze del servizio in città, dove i cittadini si lamentano del nuovo esiguo di (ex) “auto gialle” a disposizione. Sono 24 licenze per il capoluogo monzese (123.000 abitanti) a cui si aggiungono le 37 licenze per tutta la restante provincia di Monza e Brianza, con oltre 700.000 abitanti.
Pochi taxi a Monza: 24 licenze in città, 37 in tutta la provincia, parla l’assessore Abbà
Da un lato c’è quindi una maggiore esigenza da parte degli utenti ma dall’altra ci sono anche le richieste dei taxisti di aumentare le tariffe: nel dibattito si inserisce l’assessore comunale al commercio e alle Attività Produttive Carlo Abbà ha descritto la complessa situazione in cui si trovano le città come Monza: “Le cooperative e le forme di associazione dei taxisti sono riuscite ad assicurare il rispetto delle regole e dei turni di servizio fino ad alcuni anni fa – riassume – Poi l’avvento delle APP ha deregolamentato il sistema, che oggi è sostanzialmente un ‘far west’ per tutti: sia per gli operatori, sia per i clienti”. “In pochi anni il servizio taxi è stato così totalmente stravolto dalle nuove modalità di fruizione – aggiunge – Auspichiamo al più presto un intervento del legislatore che rimetta ordine in un mercato così importante, poiché l’unica alternativa attuale per migliorare il servizio potrebbe essere quella di aderire alla conurbazione con Milano, che abbiamo iniziato a valutare, con tutti i benefici e le criticità che però ciò potrebbe comportare”.
Pochi taxi a Monza: come funzionano le licenze
Dal punto di vista formale il numero di licenze taxi è stabilito a livello nazionale e regionale, le singole Province le assegnano e i Comune, dopo procedura di gara, le conferiscono ai singoli taxisti, senza scadenze temporali. Con la legge Bersani i Comuni hanno la facoltà di emettere nuove licenze a titolo oneroso solamente in caso di necessità che deve essere adeguatamente motivata. Un successivo step normativo ha consenti ai Comuni di aumentare le licenze fino al 20% rispetto a quelle esistenti, ma solo per le città metropolitane e sedi di aeroporti. Monza è quindi esclusa.
Pochi taxi a Monza, parla il presidente della cooperativa che offre il servizio
Quattro taxi in servizio la sera a Monza sono più che sufficienti a soddisfare le chiamate, assicura Fabrizio Lanzanova, il presidente della cooperativa che effettua il servizio in città, respingendo le critiche di Martina Sassoli e di Paolo Piffer che nei giorni scorsi hanno bollato l’offerta come carente e hanno sollecitato la giunta a potenziarla.
«L’utilizzo dei taxi non è ancora entrato nella mentalità dei monzesi – afferma – noi lavoriamo soprattutto con chi è diretto agli aeroporti, allo stadio o agli ospedali: le corse aumentano il sabato la domenica perché gli autobus sono pochi o non ci sono proprio». «Martina Sassoli – aggiunge – sollecita la giunta a rivedere il regolamento comunale del 2010 in quanto è stato approvato prima dell’avvento delle app che hanno modificato l’organizzazione del settore, ma non esiste ancora una normativa nazionale in materia». Ogni operatore, di conseguenza, potrebbe installare più applicazioni contemporaneamente da cui ricevere le chiamate dei clienti. Proprio le app, secondo Lanzanova, avrebbero fatto sparire i taxi da Monza.
Il presidente replica anche all’assessore alle Attività Produttive Carlo Abbà secondo cui la cooperativa avrebbe bocciato la possibilità della doppia guida: «Non è così – dice – ci sono circa dieci collaborazioni familiari tra coniugi e fratelli che, di fatto, aumentano i taxisti presenti. La doppia guida, invece, non è praticata in quanto prevede l’assunzione del secondo autista, con un notevole aggravio di costi, tanto che Milano sta facendo un passo indietro». «Piuttosto – rivendica Lanzanova – dal Comune non abbiamo avuto nessuna risposta alla nostra richiesta di adeguare le tariffe che, a differenza di quel che accade in altre città, sono ferme a prima della pandemia di covid-19».