Lo scorso mercoledì avrebbe compiuto 75 anni. Da poco meno di due, però, del suo sorriso gentile incappucciato in una barba brizzolata, ne resta solo il ricordo. Giovanni Bignami, già presidente dell’Agenzia spaziale italiana, il 24 maggio 2017 era volato a Madrid per la sua attività di fisico e accademico, quando un malore se l’è portato via.
Puntare il dito alla luna
Lui che da Desio era partito per conquistare le stelle, divenendo tra le altre cose anche presidente dell’Istituto nazionale di Astrofisica, neutroni e Accademia dei Lincei si sentiva a suo agio come in poltrona. Anche perché, dalla sua, aveva la capacità di alzare il braccio alla luna e far comprendere a tutti che non era il suo dito quello da guardare. Non per niente, il suo “Polvere di stelle” in Superquark l’aveva reso spontaneamente noto anche al grande pubblico televisivo. Gomito a gomito, nella trasmissione divulgativa per eccellenza del piccolo schermo, con Piero Angela. «Una persona appassionata al suo lavoro, con la voglia di spiegare agli altri gli aspetti bellissimi dell’universo». Non c’è spreco di aggettivi, le parole sono ponderate, nella descrizione che Angela ne dà. «Ha dedicato il suo impegno alla divulgazione scientifica, una caratteristica non frequente negli scienziati». Scelta consapevole dei verbi, esposizione chiara dei concetti. Un modo di intendere la professione, certo, ma figlia di un modo di essere. «Bignami era una persona dotata di ottimismo personale, era gentile ed entusiasta delle cose. Ho avuto modo di apprezzare le sue qualità umane, ma anche professionali. La televisione è uno strumento molto interessante: si dice che alcuni “passano” lo schermo, altri no. C’è chi sa cantare, chi sa disegnare, chi sa scrivere. Lui aveva la capacità di arrivare con la tv. Era in grado di raccontare gli aspetti dell’universo con un linguaggio comune. Era molto puntuale, preciso e affidabile». E non è un caso che questo approccio scevro dal cattivo gusto e rassicurante, abbia trovato nello stile di Angela un esaltatore di gusto da servire con successo sulle tavole televisive nazionali. «Beh, questo non sta a me dirlo», puntualizza Angela, 91 anni il 22 dicembre.
La voglia di raccontare
«Di certo, Bignami aveva voglia di raccontare. E lo si capiva bene già nelle riunioni di redazione: possedeva la capacità di discutere, di coinvolgere. In studio, i nostri tecnici di Superquark sono abituati ad ascoltare e affrontare tematiche importanti. Con lui, stavano tutti molto attenti», rapiti dal fascino misterioso di galassie raccontate con la semplicità, a volte quasi scanzonata, di chi potrebbe “leggere libri di matematica e mangiarsi insalate di cibernetica”. « È stata una grande perdita, sia professionale che umana, perché negli anni eravamo diventati anche amici. Proprio oggi», spiega martedì mattina, «ci siamo trovati per programmare la prossima stagione di Superquark e qualcuno ha chiesto: “Come possiamo sostituire Bignami?”. Non possiamo. Per la sua competenza, la sua capacità di esprimersi e quel fattore di simpatia che regola sempre il rapporto con il pubblico».
L’emotività per fissare il ricordo
Un rapporto, quello gli spettatori, coltivato a credibilità ed empatia. Superquark, e ancor prima Quark, con Piero Angela negli anni è stato anche rivista cartacea. La differenza di approccio linguistico e informativo, anche quando ci si prefigge di trasmettere concetti importanti, è qualcosa da tenere in considerazione. Ma è pur sempre solo uno dei tanti ingredienti per una ricetta di successo. «La televisione, come il giornale, è uno strumento di condivisione. Bisogna essere seri, non andare fuori dai binari della correttezza solo per compiacere. La grande platea televisiva ha ancora più bisogno che gli siano spiegati anche temi importanti, sempre in modo chiaro e attraente. Ripeto sempre che “c’è bisogno che a casa sia acceso non soltanto l’apparecchio televisivo, ma anche l’attenzione e l’emotività, che ti permette di fissare il ricordo”. Si sa che nei decenni c’è stata un’evoluzione molto rapida: la radio, la tv, il web. Ogni volta sono stati sottratti lettori ai giornali, ma da un lato ciò è stato compensato da un livello di istruzione sempre maggiore», con bisogni informativi crescenti. «Oggi siamo giunti a un livello di saturazione dei lettori, ma sappiamo anche che la tv è un prodotto confezionato per un pubblico mediamente oltre i 50 anni. Così come sappiamo che prima dei 20 e 30 anni, i numeri di spettatori televisivi sono sempre meno. Tutto ciò non è un bene, né per i giornali né per la tv, perché serve pluralità di informazioni. Anche quando semplicemente ci si sofferma sui titoli. Su internet è tutto molto parcellizzato, anche se il futuro va in quella direzione. Ma non sono così sicuro che per i libri possa accadere altrettanto», con gli e-book lontani dal soppiantare il bene materiale della carta, secondo Angela.
Un giovane AstroPaolo
Se il mordi e fuggi è l’antitesi dell’approfondimento, il domani non può fagocitare quel che è stato. Semmai se ne alimenta. A Monza, Teodolinda e l’astrofisica condividono lo stesso firmamento, tanto che nel suo rapporto con l’universo Brianza, Piero Angela ha anche altri astri luminosi ad incrociare il suo cielo. Lo racconta nel libro Io mio lungo viaggio: “Nel 1984 ricevetti la telefonata di un giovane ufficiale italiano di ritorno da una missione in Libano. Mi chiamava da parte di Oriana [Fallaci] e chiese di potermi incontrare. Ci vedemmo nel mio ufficio. ‘Mi dica’ lo incoraggiai. ‘Vorrei fare l’astronauta…’ disse lui. Gli spiegai che non era cosa semplice: conoscevo un aspirante astronauta e sapevo quanto la selezione fosse difficile. ‘Lei ha esperienza come pilota collaudatore, o cose simili?’. ‘No’, ‘Ha una laurea in una materia scientifica, come ingegneria o fisica?’. ‘No’. ‘Parla inglese o russo?’. ‘Il russo no, l’inglese abbastanza’. Lo vidi motivato e pieno di volontà e gli diedi alcuni consigli per non deluderlo, sapendo però che era un caso disperato. Qualche anno dopo l’Agenzia Spaziale Italiana presentò il nuovo astronauta che avrebbe partecipato alla missione dell’ESA. Guardai bene la sua foto: ‘Ma questo lo conosco: è lui!’. Era proprio quel giovanotto venuto a chiedermi consigli vari anni prima…Paolo Nespoli! Fui completamente sorpreso e ammirato! Veramente un esempio eccezionale di impegno e perseveranza. Forse Oriana aveva capito il personaggio meglio di me. Mi rimisi in contatto con lui, e lo invitai nello studio di Superquark perché raccontasse la sua storia”.
«I pc non lo sostituiranno mai»
Anche in questo, Monza e la Brianza rappresentano una sintesi di tante sfaccettature, ponte tra passato e futuro: un presente ambizioso e un futuro accattivante sono i germogli alimentati da radici profonde.
Nel 1928 “il Cittadino” è una rivista che ha quasi solo tre decenni di pubblicazioni alle spalle, non i 120 anni di oggi. Il 22 dicembre, quando Piero Angela nasce a Torino, il giornale dà eccezionalmente appuntamento per la pubblicazione di mercoledì 25, giorno di Natale. Si titola “Ossa e scheletri in piazza Trento e Trieste”, raccontando che per “la escavazione di un alveo per la fognatura […] di cui tra il costruendo monumento ai Caduti e il Seminario, sono venute alla luce numerosa ossa umane […] però alcuni non escludono trattarsi di una necropoli”. Archeologia, cultura e storia si rincorrono da subito, nella vita di Piero Angela. E da allora, il modo di informare e comunicare è cambiato sia nella forma che nei contenuti. E la sua trasversale capacità di raccontare di storia, tecnologia, scienza e natura vince comunque la sfida con un mondo fatto di «utenti molto diversi. Si va verso una sempre maggiore specializzazione, anche degli interessi, e in questo il vantaggio è tutto dalla parte dei giornali, rispetto alla tv.
Perché un quotidiano offre la possibilità di essere letto in modo orizzontale: ognuno può passare subito al settore, alla pagina o alla rubrica che più gli interessa. In un tg non può essere così e se si è interessati alle notizie sportive, si deve attendere mezzora prima di poterle ricevere, in coda alle altre. Non per questo la dignità della notizia deve essere considerata differente, perché vive della frizzantezza e della capacità di scrittura di chi le racconta. Certo oggi alcuni articoli di sport possono essere scritti dai pc in base all’elaborazione dei dati. Così come alcune canzoni, composte con moduli di maggior successo. Quel che è certo, però, è che nessun pc potrà mai sostituire un Montanelli, un bravo giornalista o un Bignami. No, i pc non hanno ancora vinto», sorride Angela.