Una professionista della finanza con una passione per “Piccole Donne”, il celebre romanzo di Louisa May Alcott. Un pomeriggio trascorso al cinema, quando ancora si poteva, a vedere l’ultima trasposizione cinematografica del classico romanzo di formazione con l’amica di sempre – quella con cui si progettano sogni e avventure. L’intuizione che arriva e che si concretizza qualche mese più tardi, con la stampa di “Piccole Donne Investono” (BookSprint Edizioni).
La monzese – d’adozione da quasi vent’anni- Laura Tardino, Head of institutional business development per “Aberdeen Standard Investments” racconta così la scintilla che l’ha portata a scrivere il suo primo libro, una guida dedicata a giovani donne poco o per nulla esperte di finanza e pensata proprio per aiutarle a destreggiarsi tra azioni, obbligazioni e investimenti socialmente responsabili. «Trovo “Piccole donne” di grandissima attualità – spiega – perché i temi dell’emancipazione economica femminile, il delicato equilibrio tra famiglia e amore, ambizioni e difficoltà economiche ci porta a riflettere su quanto ci sia ancora da fare, nonostante i passi in avanti intanto compiuti».

Così, Tardino immagina «una moderna zia March, che invece di suggerire alle nipoti di scegliere il giusto rampollo per sistemarsi con un matrimonio, le prepari a una conversazione con il giusto consulente finanziario dando qualche lezione di micro e di macro economia. E una Marmee che insegni l’importanza dell’orizzonte temporale e del rischio di ogni investimento», spiega, precisando di aver chiesto a diversi esperti il portafoglio modello per ciascuna della quattro sorelle March, «che a ben vedere potrebbero rappresentare quattro diverse tipologie di investitrici». Classe 1971 e una laurea in Discipline economiche e sociali all’Università Bocconi, Tardino – dopo un’esperienza all’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – inizia a lavorare nel settore finanziario.
E ben presto si accorge che l’emancipazione femminile è ancora lontana: «È tempo di un ripensamento del mercato del lavoro, per renderlo meno maschile nei modi e nei tempi: è necessario un cambiamento culturale che lo renda a misura di donna. Spero che gli stanziamenti europei che arriveranno in Italia con il Recovery Fund favoriscano l’occupazione femminile e che la “gender equality” prevista anche dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite riduca la distanza che separa il nostro Paese da quelli più virtuosi». Una curiosità: monzesi anche le donne che compaiono sulla copertina del libro.