Il conto è salato, anzi salatissimo. Servono dieci milioni di euro per impedire nuovamente al Lambro di invadere durante le piene le case e i negozi del centro di Monza. Una cifra importante e impattante per le esangui casse delle pubbliche amministrazioni. Ma si tratta di quattro interventi fondamentali, almeno a sentire i tecnici dell’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) che hanno presentano lo schema di “Gestione del sistema di difesa idraulica nell’area nord milanese”. Una serie di progetti che mirano principalmente alla salvaguardia della città di Milano (dove nei giorni scorsi è partita un’imponente opera di pulizia dei tratti tombinati di Seveso, Lambro e canali) ma che interessano anche Monza dove si prevedono lavori che porteranno a rimodellare, se realizzati, la sagoma del greto del tratto cittadino del fiume.
I punti dove intervenire sono stati ben identificati e sono noti ai monzesi per la loro problematicità. La zona del santuario delle Grazie, il tratto tra via Cantore e via Filzi, i punti di separazione e ricongiungimento tra Lambro e Lambretto. Il santuario della Basilica delle Grazie è oggi difeso da un muro di sponda in mattoni e cemento che garantisce una sicurezza minima di un metro “rispetto al livello idrico della portata di piena duecentennale” (così viene chiamato quell’evento raro, ma possibile, che può far esondare anche nei nostri territori i corsi d’acqua).
Un muro che però non è continuo: a metà santuario si interrompe, proprio vicino al ponte delle Grazie, per lasciare il posto a una cancellata. Scendendo più a valle, ci si imbatte nel nodo compreso tra via Cantore e via Filzi dove a ogni ondata di piena il Lambro esce invadendo le case comunali della zona. Qui a presidio delle abitazioni c’è un altro muro, troppo basso però per contenere la piena che facilmente riesce a superarlo e ha una discontinuità troppo elevata (come nel caso delle Grazie è inframmezzato da cancellate e recinzioni) che lo rende uno strumento pressoché inutile a contenere le acque del fiume.
Il centro storico di Monza, compreso tra Lambro e Lambretto, ha “un’elevata insufficienza idraulica nei confronti del passaggio della piena” dicono i tecnici dell’Agenzia per il Po. I nodi sono rappresentati sul Lambro dai ponti di via Montecassino, Dei leoni, di via Cristoforo Colombo, quello ferroviario e quello di via Mentana. Sul Lambretto sono un pericolo gli attraversamenti di via Aliprandi, via Bergamo, via Visconti, via Durini. Quelli di via Annoni, via Villa e via Lecco sono addirittura sormontabili facilmente da una grande ondata di piena.
Altro punto di rischio è la strada compresa tra via De Amicis e via Vittorio Emanuele II, ovvero via San Gerardo dei Tintori. La sponda sinistra non è presidiata da alcun muro. Anzi, solo pochi anni fa la zona è stata riqualificata con un elegante parapetto in granito. Bello, ma assolutamente inefficace per imbrigliare le acque.
Il primo intervento suggerito è quello di eliminare completamente le quattro traverse artificiali che si incontrano sul fiume. Quella maggiormente visibile, ad esempio, si trova in prossimità del ponte di San Gerardino, dove il Lambro compie il salto di quasi un metro prima di dirigersi verso il ponte dei leoni. La rimozione di questi gradini consentirebbe di rimodellare il profilo del fondo del fiume sostanzialmente abbassandolo, aumentando così la portata di acqua smaltibile verso valle e migliorando il funzionamento del “nodo di partizione” tra Lambro e Lambretto, alleggerendo il carico di acqua da deviare nel Lambretto.
Il secondo intervento porterebbe ad abbassare il greto del Lambro nel tratto compreso tra il Ponte dei leoni e quello ferroviario più a valle di almeno 1.20 metri. Un lavoro da abbinare alla realizzazione di un vero e proprio muro lungo via San Gerardo dei tintori, oggi presidiata dall’elegante ma inutile parapetto. Infine bisognerà realizzare il tratto mancante del muro di protezione che difende il santuario delle Grazie vecchie.
Qui l’Aipo suggerisce di “ripristinare la continuità del muro spondale” per garantire “un’efficace protezione idraulica delle aree urbanizzate circostanti”. Ovvero: via la cancellata, si completi il muro. Conto finale, dieci milioni di euro. Eliminare le due traverse di via Mentana e di via Azzone Visconti richiederà più di un milione di euro. Oltre cinque milioni, invece, il costo dell’abbassamento di 1.20 metri del tratto urbano del Lambro. Numeri da capogiro. Ne basterebbero, invece, solo 25mila per costruire un muro di cemento armato in via Filzi, rimuovendo la cancellata esistente e sostituendola con mattoni e cemento. Un intervento che si potrebbe fare anche subito così da non costringere i residenti della zona a guardare preoccupati il fiume che si ingrossa a ogni temporale un po’ più violento del normale