Insomma, quanto è longobarda Monza? Gli affreschi degli Zavattari nella cappella del duomo che saranno presto riaperti al pubblico, il tesoro del duomo, la corona ferrea, dovrebbero già rappresentare le fondamenta per dire che sì, lo è, lo è stata quanto meno. Ed è per questo che il Comune nell’operazione Expo che sta portando avanti per convertire il tessuto della città al turismo ha pensato anche di costruire un percorso longobardo in città. D’altra parte da alcuni mesi Monza è capofila dell’associazione Longobardia, «ovvero l’ente no profit titolare del progetto istitutivo dell’Itinerario culturale europeo “Longobard Ways across Europe” presso l’Institut européen des itinéraires culturels di Lussemburgo».
Sono le premesse con cui l’amministrazione comunale in vista della Borsa internazionale del turismo di meta febbraio cerca proposte per costruire un progetto turistico medievale per Monza e Brianza che comprenda « video promozionali in chiave “tourist experience design” che possano testimoniare l’esperienza immersiva del turista vissuta a Monza con un focus particolare sulla tematica longobarda».
Il percorso monzese da una parte e la rete europea dall’altra: queste erano le premesse del progetto “VIe longobarde d’Europa” presentato un anno fa e che dovrebbe unire Amburgo, Ratisbona, Vienna, Belgrado, Budapest e Monza. «Vie Longobarde d’Europa mira a coinvolgere decine di città di diversi paesi europei – soprattutto in Germania, Ungheria, Slovenia, Italia – interessati dal passaggio e dagli insediamenti dei longobardi dai luoghi stanziali intorno ad Amburgo e Luneburg, ai centri nei dintorni del lago Balaton, a diverse zone e piccoli comuni dell’Austria inferiore fino ai centri sloveni nei pressi di Lubiana e Kranj» si leggeva allora nella presentazione del progetto.
In Italia dovrebbe interessare città come Cividale del Friuli, Brescia, Benevento, Spoleto, Campello sul Clitunno, Monte Sant’Angelo. Penelope Denu, direttrice dell’Istituto europeo degli itinerari culturali aveva sottolineato che «non servono solo i libri per conoscere la storia e la cultura, la partecipazione attiva dei territori può svolgere un compito parimenti importante in questa direzione».