Ops, c’è qualcosa che non quadra alla Fagianaia del parco di Monza, cioè dove si trova il ristorante Saint Georges Premier: stop al bando per affidare la gestione degli spazi. Lo ha deciso il consiglio di gestione della Reggia negli ultimi giorni di novembre – la pubblicazione dell’atto è invece delle ultime ore – dopo avere verificato che non c’è corrispondenza tra le documentazioni esistenti riguardo le planimetrie. Insomma: per mettere in gara la gestione dell’edificio bisogna produrre dati corretti e quei dati, al momento, non ci sono. E se non si trovano le autorizzazioni per le modifiche realizzate in passato si rischia di dover demolire delle parti aggiunte o modificate della Fagianaia.
C’è un problema in più: la concessione scade il 31 dicembre. Ma potrebbe essere risolta facilmente con una proroga “tecnica” al concessionario attuale se non ci sono intralci differenti. Nel frattempo però è necessario trovare – se esiste – la documentazione per quegli interventi che non risultano agli atti in possesso del Comune e del Consorzio. Lo spiega la delibera stessa, ricordando come tutti gli edifici del parco sono sottoposti a vincolo storico artistico. Quando la Fagianaia (che è nata con lo scopo che indica il nome, allevamento di fagiani per le battute di caccia dei reali) è stata data in concessione, allora dal Comune di Monza – era il 2005.
LEGGI le ricerche del catasto, un anno fa
«Gli uffici consortili, nel predisporre la documentazione tecnica da allegare al nuovo bando di concessione, ha riscontrato una serie di difformità tra le planimetrie allegate alla concessione in essere rilasciata nel 2005 a cura del Comune di Monza, corrispondenti allo stato di fatto dell’immobile in oggetto, e quelle depositate agli atti del Settore Edilizia Privata Ufficio Controlli Edilizia del Comune di Monza»: a marzo il Consorzio ha chiesto al Comune di fare delle verifiche «al fine di porre a gara un’esatta consistenza immobiliare, ma che ad oggi non si è ricevuto alcun riscontro», si legge nel documento. Oltretutto «tra la documentazione presente presso il Consorzio, non sono state rinvenute le autorizzazioni rilasciate dai vari enti di tutela in merito alle modifiche apportate alla pianta originale dell’edificio, né al dehor esistente nell’area verde di pertinenza»: ma «nel caso in cui venisse accertata la mancanza delle prescritte autorizzazioni di legge, gli interventi non autorizzati dovrebbero essere rimossi e ripristinata la situazione quo ante». Non si parla di abusi, sia chiaro: la delibera dice solo che quelle autorizzazioni non si trovano.
I tecnici del Consorzio hanno fatto ricerche negli archivi comunali che «non hanno prodotto alcun risultato utile e che risulta indispensabile procedere ad ulteriori verifiche presso gli archivi della competente Soprintendenza», ma fino ad allora non sarà aperta una nuova gara di concessione a «causa sia delle gravi conseguenze derivanti dall’eventuale conferma dell’illiceità delle modifiche apportate alla struttura originaria dell’edificio, sia della necessità di procedere al ripristino dello stato quo ante a cura del Comune o del Consorzio, se delegato, sia della diversa redditività dell’immobile che risulterebbe privo di idonei spazi per lo svolgimento di banchetti e cerimonie, attualmente principali fonti di introiti per il concessionario».
«L’edificio, realizzato nel 1838 secondo il progetto dell’architetto Giacomo Tazzini e poi interessato da interventi di restauro curati dall’architetto Piero Portaluppi, era in origine destinato all’allevamento di fagiani per gli svaghi venatori» si legge sul sito del Consorzio Villa reale e parco. È stato poi rivisto e ampliato nella prima metà del Novecento e ancora successivamente. «L’ edificio rimane inalterato planimetricamente almeno fino al 1956 come mostra il catasto, che restituisce un impianto ad U con le ali sporgenti verso nord. Le trasformazioni più radicali consistenti nella sopraelevazione dei corpi più bassi di un piano aperto da loggia, nell’abbassamento della porzione sporgente verso sud e nella costruzione di un corpo di servizio più basso verso ovest, devono essere avvenute prima del 1977, dal momento che sono riportate nel fotogrammetrico di quell’anno» ricorda la scheda di Lombardia beni culturali, che aggiunge: «Nel 1984 viene redatto un progetto che prevede una nuova definizione della zona di servizio a ovest con l’aggiunta di altri due blocchi contenenti le celle frigorifere e i locali tecnologici» e «nel 1993 viene realizzata la veranda in alluminio che chiude lo spazio compreso tra le ali sporgenti verso nord».
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