Parco di Monza, allarme per la salute degli alberi: “Conseguenze della siccità del 2022”

Anche se sono sopravvissuti, molte piante pagano lo stress dell'anno scorso e della siccità; la situazione e le ricette per curare ll polmone verde.
Parco di Monza stress idrico

È la siccità, non la takahashia japonica, a preoccupare gli agronomi del parco di Monza. La presenza dell’insetto entro le mura del polmone verde cittadino al momento non è particolarmente rilevante: «Il monitoraggio è costante e, nel caso in cui si dovessero individuare rami infestati, abbiamo previsto di intervenire meccanicamente. Seguiremo ovviamente tutti gli iter previsti anche nel caso in cui dovessimo imbatterci in altri parassiti, come la processionaria o, come capita più frequente, la popilia japonica. Ma il punto è che i problemi, per i nostri alberi, sono altri».

Parco di Monza, gli alberi: conseguenze drammatiche

Lo spiega l’agronomo del Consorzio Villa reale e Parco di Monza Dante Spinelli, sottolineando che per i nostri concittadini con rami e radici «non è un bel periodo». La prolungata assenza di piogge della scorsa estate (in particolare) e l’estrema riduzione delle precipitazioni nel corso delle ultime stagioni (in generale) ha sottoposto gli alberi «a un forte stress», le cui conseguenze, «drammatiche», si trovano ancora oggi sotto i loro e i nostri occhi. «I carpini, i faggi, gli abeti, gli olmi, i frassini e alcune varietà di aceri» stanno pagando lo scotto peggiore e «la preoccupazione è forte».

Sono infatti esplose «alcune patologie virulente» che hanno ulteriormente compromesso lo stato di salute di molti esemplari: debilitati dagli stress idrici e dalle alte temperature delle scorse stagioni non sono riusciti a contrastare «le diffuse e aggressive fioriture di funghi patogeni» che in molti casi hanno finito per danneggiare in modo irreversibile le piante che erano riuscite a superare quasi indenni il grande caldo ma che, indebolite dagli sforzi, non sono state in grado di innescare efficaci risposte di difesa.

In particolare, prosegue Spinelli, i carpini sono stati attaccati da due diversi funghi e «processi di diffusione dei patogeni che prima erano così lenti da essere difficilmente individuabili, ora portano alla morte dell’esemplare nel giro di un paio di mesi. Gli abeti, invece, sono stati falcidiati dal bostrico», un coleottero in grado di scavare gallerie sotto la corteccia e di nutrirsi dei prodotti della fotosintesi, interrompendone il flusso verso le radici e verso le chiome. In questi mesi i tecnici del Consorzio hanno messo in sicurezza gli alberi in difficoltà, monitorato il loro stato di salute e cercato di contrastare il propagarsi dei patogeni.

Parco di Monza, gli alberi e le piogge

«Da una settimana abbiamo tirato un sospiro di sollievo – spiega Spinelli – perché, per la prima volta dopo diciassette mesi, nel corso di questo maggio finalmente piovoso abbiamo registrato precipitazioni superiori ai 100 millimetri. Impossibile non prendere atto che, a livello climatico, stia accadendo qualcosa di grave: dai 1.200 millimetri che, in media negli anni passati, si accumulavano nel nostro territorio nel corso dei dodici mesi, siamo passati prima a 800 millimetri, e poi a 400. Per questo è fondamentale farci trovare pronti ad affrontare anche le situazioni più complesse».

Parco di Monza: gli alberi e le strategie

Il Consorzio ha iniziato a muoversi lungo due direttrici: numero uno, in collaborazione con BrianzAcque (e con il supporto della Provincia e del Comune) «incrementare il prelievo dai pozzi e, successivamente, rivedere l’intero sistema degli impianti di irrigazione del parco», così da non utilizzare in emergenza le autobotti come l’estate scorsa e, al contempo, prestare attenzione sia alla sostenibilità delle operazioni, sia a un sempre più necessario risparmio idrico.

Poi, numero due: valutare attentamente la scelta di varietà resistenti al caldo, in modo da integrare il patrimonio perso con alberi che possano riuscire a crescere anche con minori quantità di pioggia. «Storicamente il nostro parco è stato un luogo di sperimentazioni: potremmo reintrodurre delle varietà che erano già presenti in passato, come il carpino orientale al posto del carpino bianco e, quanto alle querce, il cerro e il rovere al posto della farnia».