Paleari e il nuovo decreto istruzione «Costretti a vivere alla giornata»

Il decreto sull’Istruzione ha ottenuto il voto positivo della Camera e anche la prima critica importante. Quella di Stefano Paleari, 48 anni di Concorezzo e rettore dell’Università di Bergamo. «Così ci costringono a vivere alla giornata».
Il professor Stefano Paleari
Il professor Stefano Paleari Redazione online

Il decreto sull’Istruzione ha ottenuto il voto positivo della Camera e anche la prima critica importante. Quella di Stefano Paleari, 48 anni di Concorezzo e rettore dell’Università di Bergamo.

«Così ci costringono a vivere alla giornata», ha commentato il presidente della Crui, la Conferenza dei rettori, svestendo l’abituale diplomazia.

Dal provvedimento sono spariti quei 41 milioni di euro aggiuntivi destinati alle università virtuose come quella di Bergamo. Un problema tecnico – è stato detto – e il fondo individuato dal Miur per gli atenei che sprecano meno e insegnano meglio si è volatilizzato.

«Per la prima volta nella storia degli atenei italiani le università sono state sottoposte ad una valutazione Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ndr) che è stata molto impegnativa. Sono state censite le attività di ricerca degli atenei, vagliate 70 mila pubblicazioni e stilate classifiche per stabilire chi ha lavorato bene e chi meno. E adesso ci vengono a dire che tutto questo lavoro è stato inutile» sbotta Paleari.

Nel 2013 il taglio dei fondi statali è stato pari al 4,6%, una percentuale molto vicina alla soglia del 5% sotto la quale, per decreto legislativo, nessun ateneo può andare. «Tutti perderanno tra il 4 e il 5% e senza integrazione del fondo lo sforzo che abbiamo fatto si rivelerà inutile» fa notare il presidente della Crui. I fondi aggiuntivi non sarebbero andati a tutti gli atenei in egual misura ma sarebbero stati distribuiti secondo il piazzamento Anvur, che ha visto l’Università di Bergamo raggiungere posizioni di alta classifica per buona parte dei suoi Dipartimenti.

La Camera ha approvato il decreto Istruzione con 195 voti favorevoli, sette i contrari. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. «È il primo passo importante. Non aver messo la fiducia ha consentito di sentire le opinioni di tutti – ha detto invece il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza – Dopo anni di tanti tagli finalmente si ricomincia a investire e c’é una forte spinta da parte del Parlamento perché si investa di più».