Restituire all’ospedale San Gerardo la gestione di ostetricia, pediatria, neonatologia e terapia intensiva neonatale (unica su tutto il territorio di Monza e Brianza), lasciando invece alla Fondazione MBBM il comparto onco-ematologico. Puntando sulla capacità di quest’ultima di reperire fondi privati, sostenendola anche attraverso risorse pubbliche.
Questa la ricetta che il sindacato Cgil propone in merito alla diatriba tra Fondazione Monza Brianza per la mamma e il suo bambino e Asst. Una proposta di lavoro applicabile solo dopo che sarà fatta chiarezza sul futuro di quella che, ad oggi, è una delle tre sperimentazioni nazionali in ambito di collaborazione tra pubblico e privato.
La vicenda
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«Bisogna fare chiarezza rapidamente – ha commentato Maurizio Laini, segretario generale Cgil Mb – Il compito spetta alla Regione che non si è ancora espressa su un argomento tanto delicato dove c’è un debito verso il pubblico che oscilla tra i 10 e i 18 milioni di euro. Ma anche ad Ats che deve vigilare sui conti del San Gerardo e della Fondazione e non ha ancora attivato ispezioni». Ipotizzando che al Pirellone e all’Ats si possano sostituirsi presto le Fiamme Gialle.
Una vicenda intricata anche se Laini intravede come unica soluzione un intervento politico da parte della Regione che deve trovare un accordo tra i due contenenti per continuare a garantire un servizio di qualità oltre alla certezza del posto di lavoro.
«A noi risulta che il personale di Fondazione sia già con la valigia in mano – prosegue – Ci sono molte domande di rientro all’Asst da parte del personale del San Gerardo in comando a Fondazione».
In altri termini visto i chiari di luna del privato, meglio ritornare al pubblico. Ma i numeri di questa grande macchina sanitaria non sono irrilevanti: i dipendenti in Fondazione sono poco meno di 400 di cui 160 del San Gerardo in comando a Fondazione. Quanto fatto in tutti questi anni non può essere cancellato ma ci sono debiti da sanare.
«Le attività promosse da Fondazione anche se meritorie non possono essere sostenibili – precisa – Se Fondazione dovesse essere liquidata, soluzione che noi non auspichiamo, i lavoratori dove finiranno? Nei primi anni della convenzione si è andati avanti su finanziamenti regionali di attività non tariffabili pagati dal Pirellone. Poi quando la Regione ha chiuso i rubinetti i budget del privato hanno subito un tracollo».
Cgil sta a guardare, aspettando la decisione della Regione e ricordando che fin dall’inizio era contraria alla sperimentazione. La proposta di lavoro loro l’hanno fatta, ma non l’hanno ancora sottoposta all’ospedale.