Ornago, tra passato e il presente: viaggio nel sanatorio fantasma – VIDEO

VIDEO - L’immenso parco che circonda l’ex sanatorio di Ornago potrebbe cambiare volto e finire sotto l’ala dei parchi locali. Intanto la struttura è divisa tra l’area frequentata e che ospita anche la Rsa e quella sempre più abbandonata ma accessibile a tutti. Compresi gli archivi.
L’archivio dell’ex sanatorio di Ornago - foto Federica Signorini
L’archivio dell’ex sanatorio di Ornago – foto Federica Signorini Redazione online

L’immenso parco che circonda l’ex sanatorio di Ornago potrebbe cambiare volto. Se tutto andrà secondo quanto sperato, la folta e incurata boscaglia che avvolge gli edifici potrebbe finire sotto l’ala dei parchi locali.
Il progetto “Aprire 2”, confezionato dai Parchi del Rio Vallone, del Molgora e della Cavallera, è stato candidato un paio di giorni fa a un bando di fondazione Cariplo a favore delle connessioni ecologiche. E contempla anche una serie di interventi tutto attorno all’ex sanatorio, in quei 13 ettari di verde abbracciati dalle mura esterne della struttura.


GUARDA IL VIDEO Lucchetti integri, porte e vetri rotti: e i faldoni dei pazienti alla portata di tutti

L’Asst, Azienda socio sanitaria territoriale, ha stipulato un accordo con i vertici dei parchi locali.
«L’ospedale, proprietario di tutta l’area, ha firmato una lettera di intenti in cui ci autorizza ad effettuare interventi sul parco in questione e in cui si impegna a investire 30mila euro per il progetto – spiega Massimo Merati, direttore del Parco Rio Vallone – Tutto, però, è vincolato all’esito del bando Cariplo, ovvero sarà effettivo solo nel caso in cui riceveremo i finanziamenti. A quel punto ci sarà anche la stipula di una convenzione dettagliata con l’ospedale».

Aggiornamenti sulla questione si avranno verso fine anno. A quel punto, se il progetto “Aprire 2” avrà le risorse per partire, per l’area verde ornaghese potrebbe esserci una vera inversione di tendenza.
«Con i 30mila euro forniti dall’ospedale a fronte degli ulteriori 50mila forniti da Cariplo, avremo tre anni (periodo 2017/2019) per rendere esecutivo un ampio progetto di sistemazione e di riqualificazione. Ci sarà la messa in sicurezza delle piante pericolanti, la sostituzione di quelle morte o a fine ciclo e la sottopiantumazione con specie dimorali».

Una vera boccata d’aria fresca per le centinaia di piante che affollano il bosco e che, dopo i tempi gloriosi in cui rappresentavano un vero toccasana per i polmoni dei pazienti, sono rimaste abbandonate a se stessi per decenni.

“Quasi” abbandonati a se stessi. Perché «la manutenzione del verde del viale di ingresso e di tutte le zone adiacenti agli edifici utilizzati è affidata al gestore della rsa Scaccabarozzi (la cooperativa sociale KCS Caregiver, ndr) che effettua un monitoraggio settimanale – fa sapere l’azienda sanitaria di Vimercate – Per quel che riguarda il parco tutto attorno, invece, viene effettuata dall’ospedale a blocchi: abbiamo un budget per ogni annualità e con quello andiamo a intervenire in zone differenti anno per anno».

Intanto, superato il parco, c’è un passaggio quasi schizofrenico tra il vecchio e il nuovo, il ristrutturato e l’abbandonato, il vissuto e il (quasi) inaccessibile.

Le strutture che ospitano faldoni di documenti ospedalieri sono almeno cinque. Tutti accessibili ad eccezione di quello dedicato a “Lena Trivulzio”, dove trova sede anche l’unità operativa di “Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro” e dove porte e finestre sono integre e ben chiuse.
Negli altri i vetri delle porte e delle finestre sono stati frantumati dall’azione di qualche vandalo ( in quasi tutte le porte, paradossalmente, è sopravvissuto il lucchetto), che ha aperto la strada ad agenti atmosferici, animali e uomini.

Sono centinaia, le persone che gravitano attorno a questi luoghi quotidianamente. Perché nel padiglione centrale dell’ex sanatorio, in un’ala ristrutturata e ampliata agli inizi del Duemila (e confinante con un’ala martoriata dal degrado) c’è la Residenza sanitaria per anziani intitolata a Fausto Scaccabarozzi. Ospita 90 anziani non autosufficienti, cui si aggiungono altre decine di pensionati che si incontrano al Centro diurno integrato inaugurato un paio di anni fa. Un piccolo gioiello ancora ben custodito è anche una chiesetta risalente al 1923.