Sapete il colmo qual è? Che l’Asinoteca di Ornago ha ottenuto il divieto di caccia attorno alla fattoria didattica non perché la zona è frequentata da bambini, ma perché ci pascolano gli animali. Nonostante questo, comunque, gli spari tuonano vicini alle recinzioni.
Forse, però, bisognerebbe parlare di “colmi”. Al plurale. Perché ci sono almeno altre due buone ragioni per pensare che la caccia in quella zona di Ornago non sia per nulla una buona idea.
A raccontare la vicenda è Cinzia Dolci, titolare dell’Asinoteca, che per il secondo anno consecutivo deve fare i conti con cacciatori poco disciplinati che si avvicinano alle recinzioni e che attraversano aree utilizzate per le uscite con i bambini: «Arrivano tutti i weekend, quando noi abbiamo il grosso delle nostre attività. Sparano, i loro cani disturbano i nostri animali e poche settimane fa uno ha ucciso un coniglio proprio qui fuori».
La convivenza con questo problema è facilitata dall’intervento attento di Cesarino Mondonico, il guardiacaccia della zona: «Il suo contributo è fondamentale. Ma nonostante questo, qualche furbetto arriva sempre».
«Gli spari spaventano i bambini e gli animali – ha raccontato Giacomo Caterino, uno dei dipendenti della fattoria -. Ed entrano in contrasto con gli insegnamenti che diamo ai bambini sul rispetto per gli animali».
La vicenda della caccia è relativamente recente, perché il polmone verde che accoglie l’Asinoteca, un maneggio, il campo da golf, sentieri recentemente ripuliti e un buon numero di frequentatori – e che è nei confini del Parco del Rio Vallone – è stato privato del divieto di caccia dopo 50 anni.
«L’anno scorso, a un giorno di distanza dall’ottenimento della connessione (una licenza per la fattoria didattica, nda) ho saputo che tutta questa zona era stata aperta ai cacciatori – ha raccontato Cinzia – Una vera assurdità. Credo di aver convinto il funzionario provinciale a concederci una fascia protetta attorno alla fattoria quando ho minacciato di incatenarmi al cancello con uno dei miei asini. Le molte insistenze hanno avuto un effetto, ma pensate che l’escamotage per arrivare a questo risultato è stato quello di dichiarare che in tutta la zona adiacente alla recinzione della fattoria io pascolo i miei animali».
Questo l’unico appiglio che la Provincia ha potuto sfruttare. E non a caso sui cartelli acquistati da Dolci e affissi nei campi attorno alla fattoria si legge “Divieto di caccia” e si fa riferimento all’articolo 37 della legge regionale per la disciplina dell’attività venatoria.
Questi cartelli, a dire il vero, non servirebbero neppure se i cacciatori fossero rispettosi delle regole (e qui c’è il secondo colmo). Perché la caccia è vietata a 150 metri dall’abitato e a 400 metri dai centri sportivi (quali il campo di golf). Il punto è che, stando a tali regole, il corridoio qui concesso all’attività venatoria sarebbe di appena 20-30 metri (colmo numero tre).
«La provincia rivede le aree ogni 5 anni, e noi lotteremo per riportare il divieto di caccia in tutta la zona. I Comuni del circondario e il Parco del Rio Vallone la pensano come noi, e già si erano espressi in materia. Ce la faremo» ha concluso Cinzia.