È stato un viaggio intenso, carico di emozioni. Come sempre. Ma forse, quest’anno, ancor di più. Perché sono trascorsi ottanta anni dalla liberazione del campo di Mauthausen. Ottanta anni non sono pochi. Ma domenica i 40 alunni delle scuole medie di Nova Milanese, accompagnati dai loro insegnanti, hanno capito davvero cosa hanno vissuto e provato migliaia di uomini condotti al campo durante la deportazione.

Nova Milanese: l’emozione di 40 studenti in viaggio a Mauthausen, la delegazione e le tappe
Cinque gli alunni scelti per ogni classe terza: quindici per le tre terze della Segantini e venticinque per la Giovanni XXIII che conta cinque classi terminali. Con loro i docenti Giulia Quattrin e Irene Spagnolo, Antonino Catanzaro e Antonietta D’Ambrosio ai quali, come sempre, bisogna aggiungere due rappresentanti dell’amministrazione che ha, in parte finanziato, il viaggio degli studenti. Quest’anno c’erano l’agente di Polizia locale Stefano Primativo e la consigliera comunale Matilde Pagnin.
I ragazzi hanno fatto tappe anche a Bolzano, a Ebensee, a Gusen e al castello di Hartheim, luogo (forse) meno noto ma che ospitava veri e propri esperimenti su esseri umani. Commenti carichi di emozione e commozione, quelli raccolti tra i ragazzi che hanno partecipato al viaggio.
Nova Milanese: l’emozione di 40 studenti in viaggio a Mauthausen, i commenti
«Ogni luogo che ho visto parlava della sofferenza di migliaia di persone che lì hanno vissuto momenti terribili, ingiusti, disumani – ha sottolineato Filippo – A Mauthausen, guardando i monumenti costruiti dai vari paesi per ricordare le vittime, ho sentito una profonda tristezza, ma anche un forte senso di rispetto».
«Uno dei luoghi che mi hanno colpito di più sono state le docce: sporche e fredde – ha commentato Viola – difficile davvero pensare che in quei luoghi sono state uccise migliaia di persone».

«Ogni luogo che abbiamo visitato, ci ha raccontato qualcosa, anche senza parole: le mura, le pietre, i silenzi – ha raccontato al ritorno Jacopo – Mentre guardavo le scale della Cava di Mauthausen, non riuscivo a immaginare la sofferenza reale che si è consumata».
«Ad aumentare l’emozione in alcuni momenti delle visita a Mauthausen, sicuramente ha contribuito sentire le musiche – ha commentato Rebecca – Non nascondo che quando sono tornata in camera, soprattutto dopo la visita ad Hartheim, sono scoppiata in un pianto silenzioso e devastante».
«Di fronte al cancello del campo – ha raccontato Renad – mi sono sentita un vuoto dentro, come se avessero deportato me al campo e man mano che ascoltavo cosa accadeva nel campo, aumentava l’indignazione».
Venerdì 30 maggio è in programma una restituzione collettiva di tutti coloro che hanno preso parte al viaggio.