Nova Milanese, don Luigi contro i parlamentari furbetti della partita Iva: «Abbiamo una speranza: ritrovare la moralità pubblica e privata»

Nova Milanese: dura lettera aperta ai parrocchiani di don Luigi Caimi, della chiesa di Sant’Antonino, che ha voluto dire la sua sul caso dei furbetti delle partite Iva, facendosi portavoce del dissenso di tutta la comunità
NOVA - DON LUIGI CAIMI CONTRO I FURBETTI DELLE PAR
NOVA – DON LUIGI CAIMI CONTRO I FURBETTI DELLE PAR Pier Mastantuono

«Sconcertati ma non sorpresi. Non gli bastavano i 12.439 euro di stipendio netto guadagnati ogni mese né i privilegi di cui storicamente godono i parlamentari della Repubblica».

Con queste parole inizia la dura lettera aperta ai parrocchiani di don Luigi Caimi, della chiesa di Sant’Antonino, che in questo sonnolento mese di agosto ha voluto dire la sua sul caso dei furbetti delle partite Iva, facendosi portavoce in un qualche modo del dissenso di tutta la comunità novese ma anche di tutta la parte sana e responsabile della Lombardia. Di fronte a una difficile ripartenza dopo il lockdown, che se possibile rende ancora più odioso qualsiasi spreco e qualsiasi eco di privilegio. In una fase nella quale sono sempre di più le famiglie in disagio economico che bussano alla porta della parrocchia e che molto spesso possono essere aiutate ma fino a un certo punto.

E da queste difficoltà, da questi drammi umani scaturisce l’indignazione di don Gigi: «Cinque deputati – riporta il parroco – in piena emergenza Covid che ha bloccato il Paese e ha messo in ginocchio l’economia hanno chiesto all’Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000, previsto dai decreti “Cura Italia” e “Rilancio” per sostenere i reddito di autonomi e partite Iva e pare che lo abbiano incassato. Non si sono fatti nessuno scrupolo di sottrarre risorse alle famiglie in lotta per la sopravvivenza, né si sono posti il problema se fosse eticamente corretto chiedere».

E don Gigi ha parole di rammarico e condanna anche per chi ha reso possibile un abuso del genere, mostrando di voler risalire alla radice dello scandalo, ai guasti che spesso caratterizzano la legislazione: «La legge ha fatto l’errore di distribuire a pioggia e quindi il gesto dei politici balza all’occhio, ma penso che anche diversi professionisti ne potevano fare a meno dando più possibilità a chi ne aveva veramente bisogno. Abbiamo ancora una speranza? Sì quella di ritrovare una moralità pubblica e privata e siccome parlo a dei cristiani, dico: non smarriamo Dio perché smarrito Dio smarriamo le virtù e il rischio è che i difetti vengano presi per virtù». Cioè, il denaro diventi l’unico metro per valutare un essere umano.