Nell’inferno di Torino: famiglia di Macherio illesa per miracolo, ferito un amico

«Abbiamo vissuto un’esperienza terribile, ci hanno ammazzato psicologicamente». Isabella Gammauta racconta così gli attimi di paura vissuti sabato scorso in piazza San Carlo, a Torino, dove migliaia di tifosi della Juventus si erano riuniti per assistere alla finale di Champions League.
i tifosi macheriesi al museo della Juventus
i tifosi macheriesi al museo della Juventus Elisabetta Pioltelli

«Abbiamo vissuto un’esperienza terribile, ci hanno ammazzato psicologicamente». Isabella Gammauta racconta così gli attimi di paura vissuti sabato scorso in piazza San Carlo, a Torino, dove migliaia di tifosi della Juventus si erano riuniti per assistere alla finale di Champions League. E dove improvvisamente è scoppiato il panico. Un falso allarme bomba innesca la miccia: la folla radunata per vedere la partita diventa una massa incontrollata di persone che inizia a correre cercando vie di fuga, generando tumulti e disordini che hanno causato centinaia di feriti.

In quella piazza si trovavano anche 5 macheriesi, tre adulti e due bambini che ci raccontano in esclusiva quei drammatici istanti. Ad aver la peggio, Claudio Vertemati, 49 anni con 3 costole rotte e la clavicola spezzata e che venerdì è stato operato all’ospedale san Gerardo di Monza dove è stato ricoverato all’alba di domenica scorsa dopo un rientro in Brianza tra dolori ed angosce condivisi con gli amici.

Isabella era con l’amico Claudio, il marito Fulvio Bonura di 36 anni e i figli Roberta e Gabriele di 7 e 6 anni. Bimbi usciti illesi, seppur con tanto spavento, protetti nella calca da genitori e da Claudio. «È come se mi fosse passato sopra un trattore – racconta Claudio dal letto di ospedale – non hanno fatto controlli serrati. A me hanno chiesto se avevo bibite in bottiglia, ma non mi hanno aperto lo zaino. Poi in piazza c’è chi vendeva bibite in bottiglia come se nulla fosse».

Erano a Torino per festeggiare il compleanno di Fausto. «Siamo partiti alla mattina, ci siamo girati la città- spiega Isabella- alle 18 si è scatenato un temporale, eravamo bagnati fradici e siamo risaliti in macchina con l’obiettivo di tornare a casa, ma dopo alcuni chilometri abbiamo notato che il maltempo era alle spalle e siamo tornati indietro, raggiungendo la piazza». Tutto bene sino alle 22.15. «Abbiamo sentito urlare la gente e ci siamo ritrovati per terra- spiega – ci sono venuti addosso, schiaccianoci. Ricordo il “no!” collettivo che ho sentito urlare. Ho avuto paura per i miei figli. Abbiamo fatto scudo su di loro e per fortuna ne sono usciti solo con alcuni graffi. Io ho lividi e un dolore al torace per il quale mi sottoporrò a nuovi accertamenti».

Claudio ieri è stato operato, poi gli toccherà una lunga riabilitazione. «In quella piazza non si riusciva a respirare e ciò che mi fa rabbia è stata l’assenza di ambulanze e mezzi di soccorso- aggiunge Isabella- che idea mi sono fatta dell’accaduto? Non so che dire. C’era gente che scappava e urlava “bomba”, fa rabbia che in quella piazza non ci fossero mezzi e uomini del soccorso, fa rabbia che la società Juve dica nulla. Vado a fare la spesa al supermercato quando non c’è gente, mi hanno ammazzata psicologicamente». Claudio ha dolori in tutto il corpo. «Non dormo, quando chiudo gli occhi mi vedo steso a terra con la gente che mi calpesta. Dico a tutti che essere qui a parlarne è un miracolo».