Una condanna a 30 anni con rito abbreviato per l’omicidio volontario, in concorso con il medico amante Leonardo Cazzaniga, del marito Massimo Guerra e della madre, Maria Rita Clerici. Una pena che ricalca quella che era stata la richiesta dell’accusa. Laura Taroni, infermiera del pronto soccorso di Saronno, è stata condannata venerdì 23 febbraio dal Tribunale di Busto Arsizio. Che l’ha invece assolta dall’accusa di omicidio volontario in concorso del suocero Luciano Guerra. Cazzaniga è stato anche rinviato a giudizio per la morte del suocero della Taroni, Luciano Guerra, posizione per la quale l’infermiera è stata assolta in abbreviato, su richiesta della stessa accusa.
I morti in corsia dell’ospedale saronnese, primo punto di riferimento in particolare per il territorio delle Groane, da Solaro a Limbiate, hanno da subito coinvolto il territorio brianzolo, con morti sospette riconducibili in primis a Lazzate. Finché qualcuno ha avuto la forza, il coraggio di denunciare quanto stava accadendo. Quel qualcuno è parte di quei quarantamila utenti tra Solaro, Ceriano, Cogliate, Misinto e Lazzate. Perché nelle Groane ci viveva, a Sandamiano precisamente, frazione di Ceriano Laghetto. Forse anche per questo, forse anche perché conosceva da vicino alcune di quelle quarantamila persone, oltre che per etica professionale, l’infermiera Clelia Leto per prima segnalò i casi al suo diretto superiore e poi, non soddisfatta dall’indagine svolta da una commissione interna dell’ospedale che non aveva riscontrato alcuna anomalia nell’operato del dottor Cazzaniga, decise di rivolgersi alla Procura.Le indagini dei carabinieri di Saronno avevano inizialmente portato a cinque casi contestati alla coppia e al sequestro di 80 cartelle.
Tra i decessi anche quello di Massimo Guerra, marito della Taroni e titolare di un’azienda agricola a Lomazzo: facendogli credere di essere diabetico, gli erano stati somministrati per due anni medicinali inutili sino alla morte. La sua colpa, di fatto, era stata quella di intralciare la relazione clandestina nata nel luglio 2011 tra le corsie del pronto soccorso tra il medico e l’infermiera.
In Tribunale a Busto, nella giornata di venerdì, ha invece patteggiato la pena a un anno e due mesi la dottoressa di Lomazzo, poi trasferitasi a Lazzate, Simona Sangion. Condannata per il reato di falso ideologico. La Sangion era stata coinvolta nella vicenda per aver ottenuto, in cambio del proprio silenzio sulla falsificazione delle cartelle cliniche relative ai prelievi di sangue del marito della Taroni, Massimo Guerra, un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Il 13 di aprile si apre invece il processo con dibattimento per gli altri implicati nella vicenda, a partire proprio dal medico Leonardo Cazzaniga, ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno. Deve rispondere della morte di 9 pazienti in corsia, malati che sarebbero stati sottoposti al cosiddetto protocollo Cazzaniga, consistente in un sovradosaggio letale di medicinali. Ci sono poi ulteriori due morti sospette, riconducibili a un secondo filone di indagini, per i quali però si procederà con un ulteriore processo.