Monza: una nuova targa per Villa Eva coi bimbi accolti oltre 60 anni fa

La posa della nuova targa fuori da Villa Eva, a Monza in via Segrè, è stata l’occasione per raccontare una storia lunga 65 anni.
Monza Villa Eva
Monza Villa Eva

La posa della nuova targa fuori da Villa Eva, a Monza in via Segrè, è stata l’occasione per raccontare una storia lunga 65 anni. Una storia fatta dei piccoli volti, delle vite e delle fatiche dei tantissimi bambini che proprio a Villa Eva hanno trovato l’amore di una casa. Tra quei quaranta bambini, i primi ad abitare la struttura, c’era anche Claudio Gilardoni, arrivato a Villa Eva quando aveva solo 9 mesi. Qui ha trovato quelli che ancora oggi definisce i suoi “fratelli di sorte”. Sabato 11 giugno le sorelle minime oblate hanno voluto che ci fossero alcuni di quei bambini di sessant’anni fa all’inaugurazione della nuova targa posata fuori da Villa Eva, in sostituzione di quella in ferro, messa nel 1979. A benedire la nuova targa c’era don Giuseppe Massaro, parroco della comunità pastorale, che ha presieduto la celebrazione eucaristica di ringraziamento.

Monza, una nuova targa per Villa Eva: la storia del rifugio

Nel salone di ingresso la mostra delle fotografie, quasi tutte in bianco e nero, che raccontano dei primi ospiti di Villa Eva, la dimora di proprietà dei coniugi Segrè che, morti senza lasciare eredi, decisero di donare la casa alla Piccola Opera perché diventasse un rifugio per i bambini più bisognosi. Fu il cardinale Montini, nel 1957, a dare alle suore di Mamma Rita l’incarico di far nascere una casa di accoglienza a Monza.

Monza Villa Eva: Claudio Gilardoni

Monza, una nuova targa per Villa Eva: l’insegna in ferro

All’inizio Rita Tonoli chiese l’aiuto di alcune religiose, poi la gestione passò alle minime oblate. Tra i tanti amici di Villa Eva c’era anche Enrico Villa, che abitava con la moglie Anna Maria Cappelletti proprio davanti alla casa.

«Mio marito lavorava alla Falck – ha raccontato la moglie di Villa, scomparso ormai già da diversi anni -. Con alcuni colleghi decise di realizzare l’insegna in ferro, in modo da far sapere alle persone cosa fosse quel luogo. Prima di mettere l’insegna bisognava seguire le voci dei bambini per trovare Villa Eva».

Oggi quell’insegna è stata ripulita e campeggia nel salone della villa. A fare da mamme e zie per i piccoli ospiti all’inizio c’erano sei sorelle e due educatrici. I bambini potevano rimanere fino al termine della quinta elementare. Poi venivano trasferiti a Traona, in Valtellina, nella casa di montagna della Piccola opera, e qui completavano il triennio delle scuole medie.

Monza, una nuova targa per Villa Eva: la storia dei “fratelli di sorte”

«Mi ricordo gli anni a Traona come un periodo bellissimo, allora la Valtellina era ancora rurale e quasi selvaggia – ha raccontato Gilardoni – Quando sono tornato a casa ho iniziato a studiare dai salesiani a Milano. Ho lasciato le suore e i miei fratelli di sorte, ma li ho portati sempre con me. Quando non puoi contare su una tua famiglia gli amici diventano i tuoi legami più forti e così è stato, e le sorelle le ho sempre considerate come delle zie. Oggi sono laureato in economia, marito e padre e lo devo anche all’amore che ho imparato in questo posto».