Monza, un medico a Lampedusa Parizzi assessore nell’emergenza

Franca Parizzi, medico monzese, la tragedia di Lampedusa la sta vivendo ora per ora. È assessore ai Servizi sociali e alla accoglienza degli immigrati sull’isola, dopo una vita trascorsa nel reparto di pediatria dell’ospedale San Gerardo di Monza.

Franca Parizzi, monzese, 66 anni la tragedia di Lampedusa la sta vivendo ora per ora. È assessore ai Servizi sociali e alla accoglienza degli immigrati, dopo una vita trascorsa nel reparto di pediatria dell’ospedale San Gerardo di Monza al fianco di Giuseppe Masera. Appena andata in pensione, la scelta di trasferirsi dalla Brianza all’isola che l’aveva conquistata come turista. «Mi sono innamorata del posto e della gente che la abita», racconta. Ed ora si trova a fare fronte agli sbarchi.

«Va rivista la nostra politica d’immigrazione – dice – L’arrivo di immigrati va considerato come un fenomeno inarrestabile. Non dovete chiamarli sbarchi, perché sono le motovedette ad andare a raccogliere i barconi con a bordo gli immigrati e a portarli a riva».

E allora come mai è accaduta una tragedia come questa? «Guardi che non è facile distinguere se si tratta di barconi o di pescherecci: sul radar entrambi diventano un puntino. Solo gli elicotteri potrebbero individuarli, ma in questo caso il barcone viaggiava di notte. E quindi era ancora meno individuabile. Tanto è vero che, pare, qualcuno aveva acceso un asciugamano per farsi vedere. Da lì l’incendio, la tragedia. So che sull’episodio è stata aperta un’inchiesta».

La barca aveva a bordo circa 500 migranti, somali ed eritrei, ed è affondata all’alba di giovedì. Le ricerca sono continuate per la giornata e poi per tutta la notte, ostacolate infine dal mare e dalle condizioni meteo. Il bilancio provvisorio parla di 150 superstiti, 111 morti (la metà donne) e almeno 200 dispersi.

«Purtroppo il numero dei decessi è destinato a salire, perchè ci sono ancora corpo schiacciati sotto la barca e dentro la stiva. Oggi (venerdì, ndr) le ricerche sono ferme a causa del mare grosso».

Ma come si gestisce una simile emergenza? «Per quanto riguarda il vitto e gli abiti non ci sono problemi, perchè ci pensa la Protezione civile. Il vero problema riguarda l’alloggio dei vivi e anche la sepoltura dei morti. Problemi di spazio…»

Quanto sono gli immigrati al centro di accoglienza? «I posti disponibili, sulla carta sono 250; qui sono 1250. C’è chi dorme per terra, e le condizioni igieniche sono pessime».

Il Paese, l’Italia ne è al corrente? «Guardi, oggi il mio sindaco, Giusi Nicolini, che si sta dando da fare moltissimo ha cercato di fare entrare i giornalisti nel centro per documentarne l’invivibilità. Ma è stato impedito l’ingresso a lei e alla stampa perchè è un luogo extraterritoriale, dipendente dal Ministero e ci vuole il permesso del prefetto».

E la gente di Lampedusa come vive l’arrivo degli immigrati? «In modo accogliente. È gente solidale e sa perchè? Perchè per noi non sono numeri, ma persone: li guardiamo in faccia, e scatta la solidarietà».