Ha festeggiato alla fine di giugno il suo primo anno da sindaco e, rivela, rifarebbe tutto quello che ha fatto, a partire dalla decisione di candidarsi. Dario Allevi nel bilancio dei 365 giorni alla guida di Monza intravede molte luci e qualche ombra.
Dario Allevi, 53 anni il prossimo settembre, ha una lunga esperienza amministrativa. Entrato in consiglio comunale nel 1997 con An, dal 2007 al 2009 è stato vicesindaco nella giunta di Marco Mariani e dal 2009 al 2014 è stato il primo presidente della Provincia della Brianza. Confluito in Forza Italia, è stato eletto sindaco il 25 giugno 2017.
Sindaco, come è andato questo primo anno e quale è stato il risultato migliore?
Sono molto soddisfatto del lavoro svolto: non ci siamo fermati un solo giorno. Le cose da fare sono tantissime e non abbiamo la bacchetta magica: stiamo provando a mettere i conti del Comune in ordine e a dare alle persone le tante risposte che si attendevano. Stiamo cercando di portare avanti gli impegni presi: alcuni li abbiamo temporaneamente accantonati, ma non li abbiamo dimenticati.
C’è molto da migliorare, ma percepisco che la comunità apprezza questo impegno spasmodico. La cosa più bella è il dialogo instaurato con i cittadini: non mi aspettavo una partecipazione così elevata alle giunte itineranti. Stanno dando buoni frutti anche i tavoli istituiti nei diversi settori: Monza ha potenzialità straordinarie, ma ogni tanto le risorse vanno in ordine sparso. Una cabina di regia aiuta a individuare i problemi e le soluzioni: tra le associazioni, dopo le diffidenze iniziali, cala la litigiosità e cominciano a lavorare.
Quale è stato, invece, il rammarico più grande?
Non mi aspettavo una situazione economica così critica e la colpa non è solo dei governi nazionali degli ultimi dieci anni che hanno preso a calci i comuni. Ho ereditato conti in disordine, figli di una finanza creativa tirata per i capelli dalla precedente giunta: abbiamo dovuto coprire 2 milioni e mezzo di euro di debiti fuori bilancio accumulati nel 2017 dai servizi sociali, mentre vantiamo crediti per 8 milioni dagli inquilini morosi. Per anni le risorse stanziate per i servizi sociali sono state sufficienti solo fino a settembre e venivano reintegrate successivamente: non accadrà più. Ho chiesto di non lasciare indietro nessuno, ma di tagliare i costi dei servizi: ci sono cooperative che lavorano per noi da decenni. Ora affideremo quelle prestazioni attraverso alcune gare, in modo da risparmiare.
In che modo cercherete di recuperare i crediti?
Negli ultimi tre anni gli affitti arretrati sono aumentati del 300%: ci sono inquilini che hanno debiti di 20-30.000 euro: significa che non pagano da 20-30 anni. Abbiamo inviato a tutti una lettera e abbiamo concesso trenta giorni di tempo per saldare i debiti sotto i 1.000 euro e 60 giorni per le somme superiori. Il mese sta per scadere, poi scatterà la fase due. Stralceremo le posizioni dei morosi incolpevoli e di chi è seguito dai Servizi sociali, ma con tutti gli altri saremo durissimi, intransigenti. C’è sempre chi cerca di fare il furbo anche con l’Imu o la Tosap, ma a Monza non devono esserci figli e figliastri: il ripristino della legalità non passa solo attraverso le azioni della Polizia locale contro gli spacciatori ai giardinetti, ma anche dall’educazione dei cittadini a pagare tasse e servizi.
A proposito di legalità, come giudica la situazione in stazione?
Sul fronte della sicurezza qualcosa abbiamo fatto e continueremo a fare anche chiedendo l’intervento della Prefettura. Abbiamo istituito un presidio sul piazzale della stazione, abbiamo sfoltito gli alberi che toglievano la luce, abbiamo convinto le Ferrovie a mettere una cancellata in piazza Castello e abbiamo deciso di chiudere lo scalo la notte. Abbiamo sollecitato l’invio dell’esercito al precedente ministro degli Interni e lo chiederemo anche all’attuale, abbiamo sacrificato una parte dei servizi svolti dalla Polizia locale per destinare gli agenti al controllo del territorio e a breve assumeremo sei vigili. Mi auguro, inoltre, che all’inizio del 2019 arrivi davvero la questura a Monza: a quel punto non dipenderemmo più da Milano e avremmo più personale.
Come immagina la Monza del 2030?
Immagino una città tornata a essere attrattiva, in grado di intercettare i grandi investitori interessati a recuperare le aree dismesse e ad aprire qui le aziende. Dovremmo riuscire a sfruttare il momento felicissimo di Milano, diventata una delle capitali europee più importanti: la vicinanza con la metropoli deve essere un plus. Noi stiamo cercando di agevolare gli operatori garantendo tempi certi per l’avvio dei progetti urbanistici e abbattendo i costi per il recupero delle aree dismesse, poi studieremo agevolazioni fiscali che possano dare la benzina iniziale alle start up. Il prolungamento della metropolitana è fondamentale per avvicinarci a Milano, per attrarre investitori e per valorizzare il nostro patrimonio immobiliare.
A che punto è il progetto?
A brevissimo dovrebbe essere pronto lo studio di fattibilità sul quarto tracciato che prevede l’interscambio con la stazione ferroviaria. Mi auguro che i dati dimostrino il pareggio tra costi e benefici che dovrebbe permetterci di ottenere un finanziamento di 700 milioni dallo Stato: sono fiducioso sull’arrivo dei fondi, anche perché abbiamo una bella squadra di parlamentari brianzoli.
Tre cose che vorrebbe fare nel secondo anno di mandato?
Vorrei arrivare a settembre con il nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti senza dover prorogare quello attuale: gli uffici stanno correndo per arrivare in tempo. Mi piacerebbe, inoltre, avviare la seconda parte dell’Accordo di programma sulla Villa Reale e il Parco, concentrando i 32 milioni di euro dei fondi regionali su 4-5 macro-interventi tra cui la riqualificazione dell’ala Nord. Sarebbe bello, infine, che partisse il recupero di almeno un’area dismessa, magari l’Ospedale Vecchio, che creerebbe un domino positivo: il San Gerardo e il Pirellone a breve dovrebbero bandire una nuova gara per cercare di venderlo.
Insomma, tanti soldi, ma al Comune mancano.
La città di Monza ha un residuo fiscale di 661 milioni, la differenza tra tasse versate e ritorno sul territorio: mi accontenterei del 5%, sarebbero 33 milioni all’anno.