Monza: tensione alla manifestazione antiabortista, finisce a denunce

Secondo gli antiabortisti gli aggrediti sono stati loro, per il medico specializzando coinvolto la vittima è lui: finisce a denunce lo scontro davanti al San Gerardo di Monza durante una manifestazione contro le interruzioni di gravidanza. A stabilire la verità, saranno i carabinieri ed eventualmente la procura.
L’ingresso del San Gerardo
L’ingresso del San Gerardo Fabrizio Radaelli

Non è la prima volta che le manifestazioni antiabortiste davanti all’ospedale San Gerardo siano finite in denunce. E non è detto che sia l’ultima. È successo venerdì 29 gennaio, davanti all’ingresso dell’ospedale di Monza. Lì si erano raccolto come spesso accade i militanti dell’associazione Ora et Labora per manifestare contro le interruzioni volontarie di gravidanza, nel giorno in cui abitualmente vengono eseguite.

A guidare l’associazione come sempre Giorgio Celsi, infermiere dell’ospedale di Carate, che da anni porta avanti le sue battaglie di fronte al San Gerardo. Un diverbio con uno specializzando della Bicocca, Federico Emanuele Pozzi, è degenerato al punto che saranno ora i carabinieri, ed eventualmente la procura della Repubblica, a fare chiarezza su quanto avvenuto venerdì mattina.

Secondo i manifestanti l’aggressore è lo specializzando. «Esprimiamo solidarietà e vicinanza a Giorgio Celsi e al suo gruppo che oggi sono stati oggetto di una aggressione, mentre manifestavano civilmente contro l’aborto» ha detto Stefania Parma, coordinatrice provinciale del Popolo della Famiglia, il partito fondato da Mario Adinolfi. «No – ha aggiunto – al livello di intolleranze nei confronti di chi non si piega al pensiero unico dominante contro cui sempre il Popolo della Famiglia si schiererà».

«Piena solidarietà a a Giorgio Celsi» l’ha espressa anche il coordinatore provincia di Fratelli d’Italia, Rosario Mancino, per il quale è «inammissibile la violenza contro chi manifesta pacificamente».

Sentito dal quotidiano la Repubblica, il medico specializzando ha invece dichiarato di essersi fermato a parlare e di avere gridato «contro quelle persone che protestavano contro un diritto altrui, che davano delle assassine alle donne. Ho gridato, sì» ha ammesso Federico Pozzi. «Ma all’improvviso mi sono visto accerchiare. E uno di loro, vestito da infermiere, mi ha caricato come se fossimo a rugby. Mi sono difeso e sono finito a terra». Poi ha presentato denuncia.