Monza, serrande chiuse e negozi vuoti in centro: «Non è mai stato così»

Ristoranti, bar, negozi di abbigliamento e di accessori: tutto scorre, tutto cambia e tanti chiudono a Monza. Analisi della crisi.
Negozi chiusi - foto d’archivio
Negozi chiusi – foto d’archivio Gianatti

Un cartello indica che gli spazi di quel locale sono disponibili per l’affitto. Un altro, poco più avanti, annuncia lavori in corso: “manutenzione straordinaria”, ma da settimane nessuno ci mette piede. Un altro ancora è scritto a mano, in corsivo, e ringrazia i clienti con cui si sono condivisi momenti importanti. In alcuni casi le serrande sono abbassate da così tanto tempo che qualcuno ha iniziato a usarle come bacheca per la promozione di altre attività, mentre foglie e rifiuti si accumulano davanti agli ingressi.

Monza, serrande chiuse: l’analisi di Unione commercianti

«Fino a quattro, cinque anni fa una situazione del genere non si sarebbe mai vista – considera Domenico Riga, presidente dell’Unione Commercianti di Monza e del circondario – Gli spazi commerciali del nostro centro storico erano così richiesti da restare fermi per un paio di settimane, una ventina di giorni al massimo: c’è sempre stata la fila per accaparrarsi una vetrina all’ombra del duomo e dell’arengario. Ora tutto è cambiato». Lungo le vasche dello shopping e negli immediati dintorni ogni manciata di passi ci si imbatte in qualcosa che non c’è più.

Monza, serrande chiuse: il turnover

Ristoranti, bar, negozi di abbigliamento e di accessori: tutto scorre, tutto cambia e tanti chiudono. Da via Cortelonga a via Vittorio Emanuele, passando per via Napoleone, piazza Duomo e via Italia: il commercio soffre. «Il quadro che abbiamo davanti è complesso e nasce dalla combinazione di tanti, diversi fattori». Riga cerca di metterli in ordine e di tirare le somme, spaziando tra dinamiche economiche, sociali e culturali.

Monza, serrande chiuse: caro bollette e costi triplicati

«Il caro bollette e i costi triplicati nell’arco di dodici mesi hanno aggravato una situazione che gli ultimi tre anni, trascorsi tra pandemia, lockdown e restrizioni, avevano reso già abbastanza scricchiolante. Per molti commercianti i costi di gestione sono diventati sempre più onerosi, quasi impossibili da sostenere, anche perché gli affitti da queste parti sono sempre stati alti e alti restano ancora, nonostante tutto».
Diventa difficile rientrare delle spese e ancora più complicato pensare di riuscire a guadagnare qualcosa, visto che i conti con le bollette gonfiate dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni internazionali devono farli tutti quanti anche a casa, clienti compresi. «Le persone non sono serene e non se la sentono di spendere: preferiscono mettere da parte quel poco che riescono a risparmiare una volta saldati i conti della luce e del gas. Certo: ora i loro costi dovrebbero scendere, ma ce ne renderemo conto solo tra qualche mese».

Monza, serrande chiuse: la concorrenza del commercio online

Intanto si tira la cinghia, anche se in un contesto di contrazione generale dei consumi che ha messo in crisi soprattutto i negozi di abbigliamento, il settore dei pubblici esercizi se la cava un filo meglio, perché, pur con le dovute attenzioni al portafoglio, «dopo le restrizioni generate dalla pandemia le persone hanno manifestato, e continuano a manifestare, una gran voglia di uscire e di trovarsi, per trascorrere del tempo insieme» in locali e ristoranti.
Altra benzina sul fuoco: in un contesto già tanto complicato si assiste poi alla concorrenza «spietata» del commercio online offerto dalle grandi piattaforme: una modalità di fare acquisti a cui molti sono avvicinati durante i periodi più bui dell’emergenza sanitaria, quando non si poteva uscire, e che ormai è entrata nella vita quotidiana di molti (se non di tutti).
Un fenomeno, questo, che si affianca alla «polarizzazione degli esercizi nei centri commerciali, dove è possibile trovare tutto quello che serve in un colpo solo». A voler tirare una riga, anche cambiando l’ordine dei fattori e il peso che hanno avuto nell’ultima manciata di anni, il risultato non cambia: quello che si nota è un costante e faticoso turn over di esercizi commerciali a favore delle uniche attività che continuano ad aprire, vale a dire quelle che si occupano di servizi finanziari e immobiliari.