Una rete territoriale per curare i giovani affetti da disturbo borderline della personalità (DBP). Si tratta del progetto “Young Inclusion” presentato in Regione Lombardia nella giornata di martedì nell’ambito delle iniziative del mese dedicato alla sensibilizzazione di questa patologia dal presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi insieme a Letizia Caccavale, presidente Consiglio per le Pari Opportunità (CPO), Alcide Gazzoli Project Manager del Progetto Young Inclusion, don Walter Magnoni, responsabile per il Servizio per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Milano e Raffaele Visintini, medico psichiatra dell’Ospedale San Raffaele ideatore dei Gruppi Esperienziali Terapeutici (GET).
Partner del progetto sono i comuni di Monza e di Seregno, l’Ats della Brianza insieme alla Cooperativa sociale Sim-Patia – Società cooperativa (Como), Il Sentiero Società Cooperativa Sociale (Merate), La Clessidra Società Cooperativa Sociale (Castellanza), Ariella Vidach – Aiep (Milano), Ospedale San Raffaele (Milano) e Comune di Castellanza.
I dati emersi dalla letteratura scientifica parlano chiaro: i disturbi della personalità coinvolgono dal 10% al 15% della popolazione e il disturbo specifico borderline incide il 3%. Se ci si focalizza sulla fascia d’età under 24 si riscontra un notevole aumento del fenomeno: dal 7,6% nel 2009 al 13.6% del 2010 fino al 17,4% del 2011. Quasi 3mila persone nel 2018 si sono rivolti alle strutture sanitarie lombarde e del territorio svizzero del Ticino.La pandemia non ha fatto altro che aggravare la situazione.
“In questo ultimo anno sono aumentate le richieste d’aiuto ai servizi per una diagnosi – ha spiegato Raffaele Visintini, responsabile Day Hospital Disturbi di Personalità IRCCS Ospedale San Raffaele – Se l’inizio del lockdown, a marzo 2020, è stato protettivo per i soggetti borderline che tendono all’isolamento, il persistere delle limitazioni si è fatto sempre più soffocante, impedendo la relazione con gli altri, necessaria per gestire il vuoto della solitudine. Lockdown e Dad hanno reso ancora più evidente la grande ansia di questi soggetti fragili”.
Il progetto Young Inclusion mira a sostenere e recuperare situazioni di grave marginalizzazione attraverso la costruzione e il consolidamento di community care, ovvero di piccole cliniche in cui convivono al massimo otto persone per 18-24 mesi in un percorso finalizzato al reinserimento dei pazienti in ambito familiare, scolastico, sociale e lavorativo. Avviato nel 2019 e sostenuto in Lombardia da dodici partner, il progetto ha ricevuto un finanziamento di 1.2 milioni di euro dal 2019 al 2022 dal Programma Interreg Italia-Svizzera. Grazie agli interventi sono stati possibili interventi di cura e inclusione di 110 pazienti fragili. In comunità le persone reimparano a prendersi cura di sé con stili di vita sani e regolari. Punto di forza del lavoro di gruppo è la partecipazione ai laboratori riabilitativi, artistici, di scrittura creativa e musicali. Young Inclusion si avvale di equipe integrate di operatori dei versanti italiano e svizzero, che collaborano per la cura psicologica di donne in strutture nel lecchese e nel varesotto e del Gruppi Esperienziali Terapeutici dell’Ospedale San Raffaele, punto di riferimento nazionale per il trattamento del disturbo borderline.