Monza, San Biagio e le candele: ecco l’origine dalla tradizione (e perché protegge la gola)

Il panettone per proteggere la gola e le candele protagoniste delle celebrazioni dedicate al santo che, si racconta, con una benedizione, liberò un bambino da una lisca di pesce che rischiava di soffocarlo
Monza Chiesa san Biagio festa san Biagio
Monza Chiesa san Biagio festa san Biagio Fabrizio Radaelli

La tradizione lo lega al panettone e alle candele, i più devoti lo invocano come protettore della gola, per i golosi è l’ultima occasione per gustare lo scampolo avanzato del dolce natalizio. Ricordato dalla Chiesa d’occidente il 3 febbraio, san Biagio è venerato anche dai fedeli della Chiesa d’oriente.

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Biagio fu vescovo della comunità di Sebaste, in Armenia, a cavallo tra il III e IV secolo. Di lui si conosce poco. Si sa che fu vescovo e anche medico, A uno dei tanti miracoli che gli vennero attribuiti durante il suo ministero nella comunità di Sebaste, è legata la tradizione che lo vuole protettore della gola e “antidoto” contro i malanni di stagione. Mentre si trovava in prigione, in attesa che venisse eseguita la sua condanna a morte, il vescovo Biagio continuò a ricevere i suoi fedeli che a decine, sfidando l’ira dell’esercito romano, si mettevano in fila per ascoltare le sue prediche.

Si racconta che tra le tante persone arrivate davanti alla sua cella si presentò anche una donna con il suo bambino ormai in fin di vita. Il piccolo, infatti, stava morendo soffocato a causa di una lisca di pesce che gli si era piantata in gola. Il santo benedisse il bambino che guarì immediatamente. La madre, per sdebitarsi, offrì al vescovo una candela per illuminare la sua cella e un pezzo di pane.

Ecco spiegata dunque l’origine di quella tradizione delle candele che da sempre è protagonista durante le celebrazioni eucaristiche nel giorno dedicato alla memoria del santo. Il panettone, invece, è la gustosa variante di quel pezzo di pane che la mamma del piccolo offrì al vescovo a ricompensa della grazia ricevuta.