Monza, protesta degli studenti al Mosè Bianchi: topi e non solo, «tutte le cose che non vanno»

Dopo la scoperta dei topi, gli studenti del Mosè Bianchi hanno programmato uno sciopero per martedì mattina. Una rappresentanza ricevuta dalla dirigente.
Monza protesta Mosè Bianchi
Monza protesta Mosè Bianchi

È stato programmato e organizzato in meno di un giorno lo sciopero degli studenti dell’istituto Mosè Bianchi di Monza, che martedì 21 ottobre hanno deciso di radunarsi fuori dai cancelli di via della Minerva per protestare contro le condizioni di degrado in cui versa la scuola.

Monza, protesta degli studenti al Mosè Bianchi: il caso dei topi comunicato solo il 20 ottobre

A scatenare la protesta è stata la scoperta della presenza dei topi all’interno dell’istituto, nel corridoio della palestra, nei bagni e anche nell’atrio di ingresso. La scorsa settimana la dirigente, Annalisa Silvestri, aveva voluto rassicurare studenti e famiglie, spiegando che gli interventi di derattizzazione erano già stati previsti e che si sarebbero svolti nel giro di pochi giorni. Una comunicazione che gli studenti hanno però trovato tardiva e poco trasparente.

«Abbiamo saputo ufficialmente della presenza dei topi a scuola dal Cittadino, quando ha pubblicato la notizia la scorsa settimana. Nessuna comunicazione è stata fatta né a noi né alle famiglie – spiegano i ragazzi – Solo ieri (20 ottobre, ndr) sul registro elettronico è comparsa una comunicazione che informava circa gli avvenuti interventi di derattizzazione. Questa mancanza di trasparenza non va bene».

Monza, protesta degli studenti al Mosè Bianchi: i bagni e le palestre

Ma non sono solo i topi a preoccupare. Cellulari alla mano i ragazzi hanno mostrato dei video impietosi che documentano lo stato di degrado di alcuni servizi igienici: «Le porte sono sfondate, altre non si aprono nemmeno. Abbiamo trovato la carta rosicchiata e quindi non ci fidiamo più ad usarla. In teoria ci sono sei bagni per ciascuno dei tre piani ma in realtà la maggior parte risulta chiuso o inagibile», raccontano le portavoci della protesta, studentesse del quinto anno e candidate alle elezioni per la nomina dei rappresentanti degli studenti.

Sempre loro hanno raccontato dei preoccupanti ed evidenti problemi di infiltrazione e muffa che si trovano un po’ ovunque, dalle scale alle aule e soprattutto in palestra.

«La scuola ha a disposizione due palestre, una grande e una più piccola. Quella grande – spiegano – è chiusa dall’inizio dell’anno. Fino allo scorso anno scolastico la usavamo anche quando occorreva mettere i secchi sotto le perdite d’acque e nonostante la muffa sulle pareti. Ora è chiusa e non sappiamo quando e se verrà riaperta. Intanto la palestra piccola non basta per tutti e così spesso si resta in classe a fare lezione teorica di educazione fisica o si usa la piccolissima aula ping pong».

Monza, protesta degli studenti al Mosè Bianchi: due ore fuori dai cancelli, poi ricevuti dalla dirigente

Situazioni già note fino ad oggi non affrontate in maniera risolutiva. I ragazzi si sono dati appuntamento fuori dalla scuola alle 8 e lì sono rimasti fino alle 10. Verso le 9 la dirigente ha ricevuto un rappresentante degli studenti per classe, proprio mentre alcuni ragazzi sparavano fumogeni e petardi davanti al cancello della scuola.

«La preside ci ha ribadito che i problemi si stanno affrontando e che le manutenzioni dell’edificio sono di competenza della Provincia. Ci ha chiesto di continuare questo dialogo che si è aperto, soprattutto una volta che verranno eletti i rappresentanti degli studenti. È chiaro che ora ci aspettiamo risposte concrete, e se questa volontà di dialogo si interromperà ancora come è stato in precedenza organizzeremo altri momenti di protesta. Da parte nostra siamo soddisfatti dell’esito di questo sciopero che ci ha permesso di essere ascoltati e di dare voce ai tanti problemi della scuola», hanno ribadito gli studenti.

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.