C’è la mattina che piove, E sin qui nulla di strano. Quella con il guasto alla stazione di turno. Quella in cui l’app segnala generici ritardi per esigenze di circolazione. Ci sono le soste inspiegabili nelle stazioni intermedie e la calca sulle banchine per conquistare uno spazio. Chi è pendolare (suo malgrado) lo sa. Ogni giorno c’è un nuovo e imprevedibile motivo per accumulare ritardi. Ma a prescindere dalle anomalie (che sono la norma) e dagli imprevisti (che sono la quotidianità) qual è lo stato di salute delle tratte utilizzate ogni giorno da migliaia di pendolari della Brianza? Il Cittadino lo ha chiesto a Giorgio Dahò, pendolare tra Lecco e Milano (passando per Monza) da quarant’anni, e referente di uno dei Comitati di pendolari più longevi del territorio. «Il sistema ferroviario è complesso ma è indubbio che certe scelte lo hanno reso ulteriormente inefficiente».
Monza, “treni come la metro per un servizio migliore”: i posti a sedere
A cominciare dai vagoni. Quelli in circolazione sono nuovi, cambiati lo scorso anno in vista dell’appuntamento con le Olimpiadi invernali. Sui vecchi vagoni si contavano 634 posti a sedere, più numerosi posti in piedi distribuiti su 8 vagoni e con due porte per ogni vagone. I nuovi modelli si chiamano Donizetti, che conta 520 posti a sedere e Coradia (vecchia serie) che ha ben 600 posti a sedere. Non solo. Ci sono anche meno porte: 12 rispetto alle 16 dei convogli più datati.
«La capienza ridotta è evidentemente un problema. L’acquisto di nuovi treni è già stato annunciato ma non avverrà prima del 2030». Ma non è solo il numero più esiguo di posti a bordo a creare ingorghi e problemi ai pendolari.
Monza, “treni come la metro per un servizio migliore”: i tempi in banchina
«I tempi di percorrenza andrebbero rivisti – continua Dahò -. Nonostante il potenziamento infrastrutturale avviato in questi anni i tempi sono rimasti “antichi”. Basterebbe poco per accelerare la tempistica ma non viene fatto. Gli orari dei treni sono calcolati in maniera chirurgica, se venissero effettivamente rispettati non ci sarebbe alcun ritardo. L’approccio alle fermate, per esempio, è troppo lento e lungo: il treno arriva alla banchina a una velocità di 10 chilometri orari per almeno gli ultimi 300 metri, quando invece il vagone della metropolitana arriva alla fermata a 70 chilometri orari sfiorando quasi i passeggeri in attesa, mantenendo comunque le condizioni di sicurezza. Ecco, se il treno fosse più simile alla metropolitana allora molti problemi si potrebbero risolvere».
Un’altra anomalia riguarda i monitor di ausilio che servono (in metropolitana) per controllare i movimenti dei passeggeri. «Sul treno invece deve ancora scendere il capotreno per verificare che non ci sia nessuno sulla banchina che cerca di salire, e nel caso interviene per far scendere i passeggeri in esubero. E anche questo allunga di tanto i tempi di permanenza nelle stazioni, sono tutti tempi morti che andrebbero eliminati per rendere più fluido il sistema ferroviario».
Monza, “treni come la metro per un servizio migliore”: e il passante?
Sono tanti i suggerimenti e le proposte avanzate negli anni dai comitati dei pendolari, ma da cinque anni i tavoli di condivisione con Regione, Rfi e Trenord non vengono più convocati, «nonostante le nostre continue richieste di riaprire il dialogo per cercare di migliorare il servizio».
Una delle proposte avanzate dall’Associazione regionale trasporti è la realizzazione di un passante di Monza. «Non avendo fatto la cintura ovest, non avendo fatto il passante di Monza, non avendo fatto il raccordo Greco-Repubblica e mancando le gronde merci tutto il traffico dovrà passare sulla cintura ferroviaria – spiegano -. Dopo le lamentele di Europa e Svizzera Rfi ha tentato, e tenterà ancora, di togliere i treni ai viaggiatori e pendolari. È vergognoso che noi pendolari paghiamo abbonamenti e biglietti costosissimi per avere sempre ritardi e disagi a cui si aggiungono diverse interruzioni e guasti tecnici».