La pioggia e un sagrato già pieno hanno accolto l’arrivo della salma di Cristian Sebastiano alla chiesa di San Rocco a Monza. I genitori che si sono stretti l’uno all’altra per tutta la cerimonia, i fratelli, e tantissimi amici hanno partecipato al funerale lunedì mattina, presieduto dal parroco don Pierangelo Motta, dell’uomo ucciso domenica 29 novembre con venti coltellate. I carabinieri hanno fermato due minorenni. Sulla cancellata del sagrato qualcuno ha appeso lo striscione voluto dagli amici della vittima: “Chi ha la luce nel cuore non potrà spegnersi mai. Non dovevi andartene così”.
«Tre famiglie sono state colpite da questa tragedia», ha ricordato il parroco, che poi ha voluto rivolgersi direttamente ai famigliari e agli amici più cari del quarantaduenne. «Dio non si vendica ma perdona. Nel dolore che state vivendo, nel dolore che ha colpito il nostro quartiere e l’intera città, chiediamo al Signore la grazia del perdono. Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, non inseguiamo vendetta e rancore».
Un appello ripetuto più volte nel corso dell’omelia dove non sono mancati anche momenti di nervosismo tra gli amici di Sebastiano, quando don Motta ha voluto ricordare anche i due adolescenti accusati dell’omicidio.
«Siamo qui per pregare anche per chi ha causato questo delitto, forse senza nemmeno rendersi conto di quello che stavano facendo. È nostro dovere, come comunità cristiana, affidare anche questi due ragazzi all’amore e alla misericordia di Dio – ha aggiunto il parroco -. Preghiamo Dio che l’odio di questi due giovani si possa mutare in consapevolezza e pentimento. Preghiamo anche per loro, anche se costa fatica, perché l’amore di Dio non esclude nessuno».
Un appello che non tutti tra i presenti hanno voluto accogliere. Alcuni, sentendo le parole di don Motta, hanno preferito allontanarsi. «Non si possono perdonare degli assassini», ha spiegato uno degli amici di Sebastiano mentre usciva sul sagrato.
Un ultimo appello il parroco ha voluto rivolgerlo all’intero quartiere. «È nostro compito educare alla bellezza della vita degli altri, che è il bene più prezioso».