Villa reale illuminata di lilla, programmi nelle scuole, l’impegno quotidiano dell’ospedale San Gerardo tra i primi a concentrarsi sulla cura del problema. È una Monza unita nella lotta ai disturbi alimentari, celebrata con la Giornata Nazionale del 15 marzo. Il lilla è il colore simbolo della sensibilizzazione alla diagnosi precoce e cura di questi problemi.
L’amministrazione comunale ha accolto così la richiesta dell’Associazione Famiglia Peppino Fumagalli per dimostrare la vicinanza a chi soffre a causa di anoressia e bulimia e per sensibilizzare la città su principi della corretta alimentazione.
“Accendiamo i riflettori ancora una volta sui disturbi del comportamento alimentare che affligge un numero sempre più crescente di persone, soprattutto tra i giovani – dichiara il sindaco Dario Allevi – A Monza stiamo anche promuovendo nelle scuole il progetto ‘Peso Positivo’, finalizzato a divulgare percorsi di informazione e prevenzione grazie all’Associazione Famiglia Peppino Fumagalli. Grazie al coinvolgimento attivo di istituzioni, famiglie e mondo della scuola possiamo aiutare concretamente i nostri giovani”.
Nelle scuole entra così il primo progetto di educazione alimentare che si propone di prevenire il fenomeno all’interno della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. “Le emozioni nel piatto” si sviluppa intorno all’idea di richiamare i bambini “a un protagonismo attivo nei confronti delle loro scelte e abitudini alimentari per promuovere atteggiamenti positivi sul piano della conoscenza del sé, della responsabilità nelle relazioni interpersonali, della conquista di una propria autonomia”, spiega il Comune.
Il progetto “Penso Positivo”, già sperimentato con successo in alcune scuole superiori del territorio, offre una prospettiva nuova e un linguaggio attuale “per affrontare con gli studenti i temi e le criticità legate all’educazione alimentare, all’autostima e alla costruzione del sé, così come alle problematiche legate alle oscillazioni di peso”.
Si rivolge in maniera colloquiale e diretta ai genitori (e a quelli futuri), per sradicare il problema delle false informazioni in fatto di alimentazione sana e di regimi dietetici nel mondo social.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità i disturbi dell’alimentazione colpiscono più di tre milioni e mezzo di persone, per lo più adolescenti e giovani. E sono stati classificati come seconda causa di morte per gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali.
“Di recente studi epidemiologici internazionali hanno rilevato un aumento dell’incidenza di DCA nel genere femminile di età compresa tra i 12 e 25 anni. In Occidente, Italia inclusa, si stima una prevalenza dell’anoressia dello 0,2-0,8% e della bulimia di circa il 3%, con un’incidenza dell’anoressia di 4-8 nuovi casi per anno su 100.000 individui e di 9-12 per la bulimia, con un’età di esordio tra i 10 e i 30 anni, e un’età media di insorgenza a 17 anni. La pandemia da Covid 19, inoltre, ha determinato su tutto il territorio nazionale un aumento dei DCA di circa il 30% e ha abbassato l’età di esordio della malattia che sta colpendo soprattutto soggetti in fascia d’età 10-12 anni”, dice ancora il Comune.
In città c’è l’esempio della Asst Monza che è stata una delle prime Aziende sociosanitarie lombarde ad aprire servizi dedicati ai complessi disturbi alimentari, diversificando la specializzazione delle risposte ai bisogni clinici dei pazienti, sia nel campo dell’età infantile e adolescenziale sia di quella adulta..
Per quanto riguarda l’area dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ASST Monza è dotata di un Servizio per i Disturbi dell’alimentazione all’interno della Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza che si pone, fin dalla sua apertura nel 2006, come un servizio sovra-territoriale con un volume di circa 90-100 nuovi pazienti/anno. Il trattamento, in linea con le linee guida nazionali ed internazionali, è di tipo multidisciplinare integrato. L’équipe è costituita da medici NPI, psicologi psicoterapeuti, infermieri e dietisti e lavora in stretta collaborazione con altri specialisti ospedalieri (in particolare pediatri endocrinologi e ginecologi).
“Ci sono un Day Hospital ad “alta intensità” terapeutica e assistenziale che garantisce pasti assistiti, attività riabilitative e colloqui di sostegno sia per i minori sia per le loro famiglie con un volume di accessi di circa 3000/anno – fa sapere l’ospedale – un Ambulatorio specialistico per quadri clinici non gravi o come Servizio “cerniera” di transizione dal Day Hospital prima delle dimissioni; possibilità di ricovero in degenza ordinaria per periodi medio-brevi di pazienti che presentino grave compromissione dello stato fisico e/o delle condizioni psichiche presso il Reparto di NPIA”.
Per quanto riguarda l’età adulta, invece, l’ambulatorio specialistico multidisciplinare aperto nel 1999, nel 2014 è stato riorganizzato in “Servizio per i Disturbi del Comportamento Alimentare e della Nutrizione” con attività diagnostico-clinico-riabilitative integrate.
Dell’ottobre 2015 l’acquisizione del Centro Diurno “La casa di Bianca”), in stretta collaborazione con la Fondazione “Maria Bianca Corno”, che ha permesso di offrire un servizio articolato su più livelli di complessità di cura nei casi di anoressia nervosa, bulimia nervosa, BED (Binge Eating Disorders o Disturbi da Alimentazione Incontrollata), obesità psicogena e altri disturbi aspecifici del comportamento alimentare
“I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) – spiegano il prof. Massimo Clerici, direttore della Struttura di Psichiatria e la professoressa Renata Nacinovich, direttore della Struttura di Neuropsichiatria infantile – sono disturbi mentali, comuni nella popolazione generale e di sempre maggior riscontro nella pratica clinica ospedaliera e territoriale, che affliggono, in larga parte, ragazze adolescenti o giovani adulte: il disturbo può interessare anche i maschi e soggetti di età diverse (in particolare nelle fasce 14-18 anni e 30-40 anni). Dai dati epidemiologici a disposizione risulta come in Italia – su 100 ragazze adolescenti – almeno 10 soffrano di qualche disturbo collegato all’alimentazione, più o meno specifico; nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di situazioni cliniche sotto-soglia o atipiche, ma in una minoranza significativa si tratta purtroppo di quadri clinici di DCA ben definiti e particolarmente gravi (che possono portare fino alla morte per le complicanze cliniche legate alla malnutrizione) quali Anoressia Nervosa (intorno all’1%), Bulimia Nervosa (poco sopra il 2%) e le più diverse forme di BED (intorno al 2%). Le richieste di aiuto e di intervento sono aumentate almeno del 30% negli ultimi anni, anche in correlazione con la pandemia da Covid-19, con quadri caratterizzati da età di esordio minore, maggior gravità dei sintomi alimentari e maggiore associazione di altri sintomi psichici e disturbi mentali. In età evolutiva si possono osservare inoltre quadri specifici come l’Arfid (Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo) che colpisce nel 30% dei casi maschi con esordio nell’infanzia o nella prima adolescenza”.