Monza: la scuola chiude, i prof perdono il lavoro e anche la casa

Alcuni insegnanti madrelingua di Play english avevano come benefit la casa a Monza: ma la scuola chiude e loro restano senza lavoro e senza appartamento.
Incontro sindacale degli insegnanti
Incontro sindacale degli insegnanti Fabrizio Radaelli

La grave e irreversibile situazione di crisi economica ha portato la Play English school a chiudere. Il personale ha ricevuto, nelle scorse settimane, una lettera di licenziamento collettivo che li ha portati a rivolgersi ai sindacati.


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Ma non basta: alcuni docenti di origine straniera avevano come fringe benefit l’uso di un appartamento in comodato d’uso e con la cessazione del contratto di lavoro anche l’unità abitativa è venuta meno. Martedì c’è stato un incontro tra le parti. Il corpo docente si è sentito offeso perché accusato di non avere a cuore il futuro dei ragazzi che frequentavano la scuola, come dice una di loro: «La direttrice dice di non averci comunicato la situazione nei tempi corretti perché pensava che alcuni di noi lasciassero preventivamente il posto di lavoro quando tutti ci siamo sempre impegnati, anche in orario extra scolastico, per seguire i ragazzi. Siamo sempre stati onesti e più che disponibili a coprire ogni mansione senza far mancare nulla agli alunni. Siamo sempre stati seri e professionali, anche quando sono stati modificati i contratti da full-time a part-time».

Per gli insegnanti di origine straniera il “danno” è stato doppio: «Sono qui da due anni con mia moglie e i nostri figli. All’improvviso ci siamo trovati senza lavoro e in questi giorni il padrone di casa ha iniziato a visitare la casa con futuri inquilini. Ci siamo impegnati tanto per questa scuola, facendo mille sacrifici e ora ci troviamo senza nulla».
Martedì mattina, alla presenza dei rappresentanti sindacali territoriali, della direttrice Eugenia Papadaki, si è raggiunto un parziale accordo, come precisa quest’ultima: «La situazione non è facile per nessuno, la scuola è in uno stato economico di crisi irreversibile e siamo costretti a chiudere. Abbiamo pagato gli stipendi sino al 30 giugno. Mentre per gli alloggi che davamo ai docenti stranieri avevamo disdetto il contratto per la fine dell’anno scolastico. Noi davamo questo aiuto al personale perché sappiamo le difficoltà nel trovare una casa, questo è un momento difficile, la nostra scuola è sempre stata un fiore all’occhiello per il territorio, molti l’hanno imitata e sono orgogliosa di quanto abbiamo fatto in questi anni. Sono al lavoro per cercare un rilancio futuro».

Il personale, docente e amministrativo però si trova senza lavoro e senza soldi, come spiega Enzo Palumbo, della Cgil Flc MB. «Non ci sono soldi per i Tfr e per i contributi previdenziali. Ci siamo accordati su alcuni punti ma abbiamo preso atto che non esistono margini per un possibile accordo perché ci è stato comunicato che la scuola non può mettere in atto misure per eliminare o ridurre l’impatto sociale che deriva dai licenziamenti».

Isabella Colombo, delegata sindacale, per la prima volta si espone e dice: «Sapevamo della situazione in cui si trovava la scuola ma non abbiamo mai lasciato il posto di lavoro. Tutti si sono sempre impegnati, svolgendo anche mansioni che non spettavano loro e con il patema di non essere remunerati. Ora ci siamo rivolti ai sindacati – è la sua conclusione – per una vertenza comune e per capire come ci dobbiamo tutelare e muovere».