Monza, la biblioteca che non sarà I progetti dell’ex caserma San Paolo

Nell’estate del 2012 il Comune di Monza ha scelto il vincitore del concorso per progettare il recupero dell’ex caserma San Paolo a Monza, nell’omonima piazza. Ma quei progetti li hanno visti in pochi. Servono cinque milioni solo per iniziare. Ma non è il solo motivo per cui non è successo nulla.
Piazza San Paolo con la ex caserma San Paolo recuperata secondo il progetto vincitore: la nuova biblioteca di Monza
Piazza San Paolo con la ex caserma San Paolo recuperata secondo il progetto vincitore: la nuova biblioteca di Monza da internet

Prima di tutto occorre aprire gli occhi. Guardarsi intorno (cioè le foto), capire cosa non torna: l’ambiente è familiare, ma qualcosa non va.

Non torna, quantomeno. Poi occorre sgranare gli occhi, realizzare a poco a poco che – due più due – quello scorcio di città è familiare, sì, ma non tutto corrisponde. Allora, e solo allora, è indispensabile strabuzzarli, gli occhi: e dirsi sì, sarebbe bello. Ma no. Perché le immagini di questa pagina, e quelle a fianco, sono pura immaginazione: quella degli architetti che due anni fa si sono inventati, su incarico dell’amministrazione comunale di Monza, il futuro dell’ex distretto militare di piazza San Paolo, ideando la biblioteca che il Comune aveva chiesto loro di inventare.

Bella, sì – La nuova biblioteca centrale di Monza, che avrebbe sostituito l’edificio di via Giuliani, un pezzo laterale del liceo Zucchi. Bella, no? Bella, sì. Sono i progetti dello studio di architettura torinese Area progetti, che ha vinto il concorso internazionale bandito dalla giunta di Marco Mariani (Osvaldo Mangone assessore alle opere pubbliche, Martina Sassoli alle biblioteche) all’inizio del 2012: 25mila euro per la vittoria, la garanzia di gestire la progettazione preliminare dell’intervento, come previsto dal bando (da allora i disegni del progetto sono diventati di proprietà comunale, si possono comunque vedere a questo link). Poi è successo che nel mese di maggio di quell’anno le elezioni amministrative di Monza le ha vinte il centrosinistra di Roberto Scanagatti, che i risultati del concorso internazionale sono arrivati a giugno, che la notizia dei vincitori ha fatto capolino qua e là in cronaca ma che nessuno si sia preso la briga di presentare i progetti, tranne qualche rivista specializzata.

Roba che scotta quel progetto, più che altro perché è quasi impossibile venirne a capo. Insomma: gli occhi guardano, si aprono, strabuzzano. Ma nient’altro: quel progetto, fatte salve straordinarie sorprese, non andrà mai da nessuna parte. Non esisterà mai, quella Monza.

Un po’ di storia – Pessimismo? Forse. Ma è meglio fare i conti. Nel 2006 il sindaco architetto Michele Faglia ha ricevuto le chiavi dal Demanio statale per guardarci dentro, nell’ex distretto militare di piazza San Paolo, annunciando l’intenzione di farne la nuova biblioteca. Il progetto lo aveva annunciato due anni prima, nel 2044: esattamente dieci anni fa. Poi è arriva la giunta Mariani, che ha pensato non fosse poi una brutta idea, e sul finire del mandato ha organizzato il concorso internazionale poi vinto da Areaprogetti, Bisset Adams, Golder Associates, Elvira Perri per 25mila euro (più 12mila andati al secondo classificato, 7mila al terzo, 5.700 a ciascuna delle tre menzioni speciali). Chissà se credeva davvero che quel progetto sarebbe andato da qualche parte.

In ogni caso, mica poca roba: il recupero dell’ex distretto per i piani di allora (l’apertura del bando risale al 7 luglio 2011) valeva due lotti successivi da 5,4 e 4 e un tot milioni di euro. Dieci in tutto, a spanne, tre anni fa. Per chi se lo chiedesse, il primo lotto sarebbe stato finanziato con un mutuo e con gli oneri di urbanizzazione (che nel frattempo sono andati estinguendosi come in tutti i Comuni).

La giunta Scanagatti non ha cancellato il progetto: per ora si è limitata a spostarlo nel 2015 nel piano triennale delle opere pubbliche, consapevole (si suppone) del fatto che il valore dell’appalto della prima metà del progetto è pari per esempio a quello ipotizzato per il recupero dell’ex scuola Borsa nella Villa reale, edifici nelle intenzioni da consegnare all’Istituto d’arte in toto, per un piano in programma nel 2014. Sono soldi che il Comune non ha: tant’è vero che ha chiesto all’Isa di adoperarsi per cercare di intercettare finanziamenti o risorse di fondazioni per pensare di andare avanti.


Guarda le foto più recenti degli interni della ex caserma San Paolo

Ma non basta. La futura, ipotetica biblioteca ha un vincolo importante, noto: la proprietà è del Demanio statale e sarebbe data alla città- stando agli accordi del 2001 tra Comune e Stato – soltanto in cambio della costruzione della nuova caserma della Guardia di Finanza nell’area ex IV novembre. Una permuta. In quell’area (la ex IV novembre) è stata costruita la sede della Provincia che sta per essere cancellata – e lì andranno i dipendenti di quella che ancora si chiama Provincia nei prossimi mesi. Poi c’è il cantiere aperto della Questura, che non si sa bene se esisterà mai. Altri cantieri non ce ne sono, men che meno quello per le Fiamme gialle, ancora ospiti a spese del Comune di Monza, ma sotto sfratto, a villa Crivelli, in via Manzoni, per 126mila euro all’anno di affitto. Una settimana fa il sindaco Scanagatti ha messo le mani avanti e ha detto, in sintesi: bisogna rivede quegli accordi, non sono più tempi per costruire sedi pubbliche, bisogna valorizzare il patrimonio esistente.

Renzi e silenzi – Qualunque cosa intendesse, non ha voluto dire di più. Ma se Monza non dà al Demanio una sede per la Guardia di Finanza, stando agli accordi, il Demanio non dà a Monza la ex San Paolo. E, sempre ammesso e non concesso che Monza possa permettersi di recuperare per dieci milioni di euro l’ex distretto, niente biblioteca nuova.

A questo punto bisogna tornare in piazza San Paolo. Aprire gli occhi. Poi sgranarli. Quindi strabuzzarli. E guardare il cadavere cadente dell’ex distretto militare. La recinzione che lo circonda da quando ha iniziato a perdere pezzi. Poi bisogna pensare che resterà così per tanto tempo. Forse per sempre. Tanto più che – beffa finale – il presidente del consiglio Matteo Renzi ha appena detto che è pronto a dare le proprietà del demanio dismesse ai sindaci. Affare fatto? No: purché i Comuni facciano cassa, dice, facendo per esempio case. E allora addio davvero, biblioteca.