Pier Giorgio Panzeri ha solo 61 anni eppure ha vissuto tante vite e ricoperto moltissimi ruoli. È stato sindaco (a Dolzago), assessore, poliziotto, delegato sindacale, primo dirigente della questura di Lecco. È marito, padre, e dallo scorso 9 novembre è diacono della Chiesa di Milano. È uno degli otto nuovi diaconi (due sono monzesi, con lui anche Edgar Viviano Patiño Saldana) ordinati dall’arcivescovo Mario Delpini.
Monza, in pensione dalla polizia diventa diacono: chi è Pier Giorgio Panzeri
Da un anno è in pensione, dopo che ha lavorato per oltre quarant’anni nella polizia di Stato, ma non ha ancora smesso di lavorare. Presta servizio nello studio legale della moglie (avvocato penalista). Con lei vive a Monza da trent’anni, nel quartiere San Biagio, e nella veste di diacono presta servizio allo sportello della Caritas in largo Esterle, dove offre consulenza e ascolto ai più fragili, ai poveri, agli stranieri.
«Mi sono chiesto dove mi avrebbero portato tutte le strade che ho intrapreso nella vita, i tanti percorsi, i miei studi. E la risposta è qui. Dovevo arrivare proprio in largo Esterle per trovare un senso compiuto al mio percorso».
Un ruolo molto prezioso il suo, ma è soprattutto l’atteggiamento che mette in campo quando entra al centro di ascolto, da quattro anni ormai, che fa la differenza.
«Dopo quarant’anni passati in polizia non è sempre facile manifestare la propria disponibilità all’ascolto. Ma a un certo punto ho scoperto la grazia, quella che può cambiare i cuori e il mio sguardo è mutato. Il mestiere del poliziotto ti mette in contatto ogni giorno con chi ha sbagliato e sofferto. Ma la sola applicazione della legge dal punto di vista della mia coscienza non mi permetteva di continuare con serenità il mio compito. Mi domandavo cosa avrei potuto fare per quelle persone. Interrogare qualcuno, pur colpevole, riconoscendone la dignità significa lasciare spazio alla possibilità di cambiamento».
Monza, in pensione dalla polizia diventa diacono: avvocato, poi la facoltà teologica
Panzeri è entrato in polizia giovanissimo per assolvere l’obbligo di leva e lì è rimasto. Quando è diventato avvocato, nel 1993, indossava la divisa già da sette anni e così non ha mai praticato, ma il desiderio di studiare per conoscere e approfondire è sempre rimasto. «Le domande di senso sono iniziate dopo che sono diventato commissario. Allora un cugino prete mi ha suggerito di iscrivermi alla facoltà teologica». Dopo l’esperienza a Milano è stato dirigente della Digos a Lecco, poi sei anni a Roma distaccato al ministero dell’Interno come delegato sindacale, poi alla divisione anticrimine a Sondrio e primo dirigente alla questura di Lecco.
«Sei anni fa ho intrapreso il cammino per diventare diacono perché mi sono reso conto che era una decisione non più rinviabile. L’uomo non è un’entità statica: si può sbagliare ma sono convinto che esista la grazia che può portare alla conversione». Il suo impegno da diacono si divide tra il centro Caritas a Monza e la parrocchia Sant’Anna a Bosisio Parini.