La prima contestazione, la più chiara ed evidente, era per l’amministrazione comunale di centrosinistra: sul carro che apriva il corteo della Foa Boccaccio nel pomeriggio di sabato 30 marzo la scritta “Il ritmo lo cambiamo noi”, facendo il verso a quel “Monza cambia ritmo” che la coalizione di governo ha vinto le elezioni poco più di due anni fa.
I militanti radicali hanno attraversato la città accompagnati da annunciati “migliaia di kilowatt” di impianto, da piazza Castello, “contro sorveglianza, speculazione e cemento” e a favore di “una città accessibile ed ecologista”. Come ricordato nei giorni scorsi, gli attivisti del centro sociale di Monza sono sgomberati per tre volte nell’ultimo anno dalle diverse occupazioni abusive che avevano avviato in edifici dismessi (via Timavo, via Val d’Ossola e via Don Giovanni Verità), ma non rinunciano alle manifestazioni. Alla vigilia di Pasqua, in centinaia hanno partecipato al corteo.
Monza: corteo della Foa Boccaccio e i ragazzi “senza prospettive”
Gli attivisti, tra l’altro, dicono che “la popolazione giovanile di Monza fatica a intravedere prospettive di vita: nata e cresciuta nel labirinto competitivo e desolante della precarietà lavorativa, sopravvissuta alla pandemia e alle sue laceranti contraddizioni, vive oggi la drammatica fase politica internazionale di guerra globale. Il carovita è il frutto di questa somma di fattori sempre più pesanti in un Paese dove il potere d’acquisto dei salari (per chi lo ha) continua a diminuire” e dove salgono anche i costi dei trasporti (ma le corse vengono tagliate), delle bollette e degli affitti. “Il mercato del lavoro è diventato anche qui, nel cuore della “florida Brianza”, un campo di battaglia in cui si consumano quotidianamente scelte al ribasso (salariale)”.