Quando la natura torna a fare il suo corso, e a comportarsi, per l’appunto, da natura, può capitare che l’essere umano si stupisca, che provi meraviglia per qualcosa che in passato era scontato vedere – qualcosa a cui ora decisamente non è più abituato. Così è successo nei confronti del Lambro, che ha appena dato esempio di essere ancora quel fiume di carattere in grado di modellare il territorio lombardo in generale e brianzolo in particolare: «Cascinazza, terreni meridionali: il fiume, nel suo percorso, svoltava a destra – spiega Atos Scandellari, presidente di Legambiente Monza – Disegnava una sorta di “u”, nel corso del quale si spingeva verso le vie Monte Grappa e Carnia prima di riprendere il suo tragitto verso Brugherio. Dopo l’esondazione dello scorso novembre la situazione è cambiata: le acque hanno eroso l’argine sinistro, invaso il campo e sono riconfluite nell’alveo originale. Un tipico comportamento “da fiume”, insomma, che i corsi d’acqua hanno mantenuto per millenni, prima che l’uomo si mettesse a governarli per sfruttarne i terreni ricchi di nutrienti».
Secondo Scandellari la deviazione è stata resa possibile dal fatto che sul terreno della Cascinazza siano stati impediti interventi edificatori.
«Episodi del genere potrebbero accadere anche in alcuni tratti del parco del Ticino – commenta Scandellari – sicuramente non ho memoria di episodi recenti di questo tipo nel nostro territorio. Un simile cambiamento del corso del fiume permetterà probabilmente la nascita di un nuovo habitat ad alto contenuto di biodiversità. Se nessuno interverrà per ripristinare l’artificialità iniziale del corso d’acqua, il Lambro avrà un nuovo tratto dal fondo ghiaioso invece di quello melmoso precedente. Mentre gli enti pubblici, a Monza, stanno pensando a come contenere, regimare e artificializzare il fiume, il Lambro, appena può – conclude il presidente della onlus – si riprende un pezzo del suo territorio».