Monza, i sottopassi della paura a San Rocco: «Non ci va nessuno, devono essere più sicuri»

Il quartiere punta il dito contro i sottopassi ciclopedonali che uniscono San Rocco al resto di Monza chiedendo maggiore sicurezza, magari con telecamere che servano come deterrente contro chi «da quelle parti spaccia e si droga».
Monza Sottopasso ciclopedonale san Rocco
Monza Sottopasso ciclopedonale san Rocco Fabrizio Radaelli

«Forse da quelle parti è meglio non passarci: forse, lì, sarebbe il caso di posizionare delle videocamere di sicurezza. Quasi non importa che siano davvero collegate con i circuiti delle forze dell’ordine: quello che conta è che possano svolgere una funzione di deterrente nei confronti di chi, da quelle parti, spaccia e si droga».
Le voci di quartiere tornano a puntare il dito contro i sottopassi ciclopedonali che uniscono San Rocco al resto di Monza: rispettivamente quelli realizzati all’altezza delle vie D’Annunzio e Casati e, pochi metri più in là, Fiume e Pasubio.

Un problema che anche Pino Saccà, referente per i condomini della case Aler di via Fiume, Zara e Monfalcone, ha portato all’attenzione dei membri della consulta di quartiere durante l’ultima riunione: più che una precauzione una necessità, alla luce dei fatti che poco più di due settimane fa hanno portato all’omicidio di Cristian Sebastiano.

«Sono tante le persone che, pur di non percorrere quelle poche centinaia di metri, preferiscono fare il giro lungo», e con lungo si intende il percorso che conduce in via Borgazzi lungo il cavalcavia di via Aquileia.
«Anche gli anziani, che magari hanno qualche difficoltà motoria, preferiscono allungare la strada per raggiungere il politerapico e gli altri servizi che si trovano lungo quell’arteria». Insomma: per attraversare in tranquillità i sottopassi, c’è bisogno di maggiore sicurezza.

Quello tra via D’Annunzio e via Casati è stato riqualificato sul finire del 2017: a distanza di pochi anni, però, la scarsa manutenzione ha già lasciato parecchi segni. Lo stesso si può dire per l’infrastruttura che collega via Fiume a via Pasubio, dove le infiltrazioni scrostano il soffitto e le scritte sui muri – “In tasca la cocaina, in testa un piano nuovo” – chiariscono subito chi frequenti quella zona.