Ago e filo, bellezza e identità. Nel mondo della moda sposa, tra veli svolazzanti e tulle come se piovesse, esiste una realtà che ha fatto scuola, storia e… abiti da sogno. E non stiamo parlando di Parigi o di Milano, bensì di Monza. Sì, proprio lei, la nostra Monza con il Parco più grande d’Europa, il GP di Formula 1 e, da cinquant’anni, anche una delle eccellenze italiane dell’haute couture nuziale: Le Spose di Giò.
Era il maggio del 1975 quando Giovanna De Capitani, con l’intuizione e il coraggio tipici delle grandi visioni, decide che l’abito da sposa non deve più essere un esercizio di pizzi e merletti della nonna, ma un capolavoro di essenzialità e contemporaneità. Dopo aver detto “sì” al proprio matrimonio, ma “no grazie” agli abiti dell’epoca, apre il suo primo atelier a Monza. Settantametri quadri e una rivoluzione silenziosa, fatta di tessuti leggeri, tagli puliti e file di future spose pronte ad entrare in una nuova era.
Poco dopo, entra in scena Marisa, sorella e architetto, con un gusto estetico raffinato e l’intuito creativo di chi, con un colpo di drappeggio, riesce a fare poesia. Da lì in poi, il resto è alta moda (e alta quota): boutique da Bologna a Londra, sfilate internazionali, passerelle glamour ma sempre con il cuore in Brianza. La produzione è rigorosamente italiana, con sede a Monza – come a dire: il made in Italy vero passa da qui, non da qualche showroom patinato con vista sulla Tour Eiffel.
Monza: i primi 50 anni di Le Spose di Giò e il riconoscimento in Parlamento

La lista delle spose celebri firmate Giò è da red carpet. Da Jane Fonda (la figlia, ma sempre di DNA leggendario parliamo) ad Antonella Clerici, da Roberta Capua alle dinastie Benetton e Ceretto. Il loro stile ha vestito la tv – Un passo dal cielo, DOC, Montalbano – il cinema, e persino gli spot pubblicitari: avete presente il fascino discreto dell’abito bianco nel mezzo di uno spot Mercedes? Indovinate un po’ da dove arriva.
Nel 2024 è arrivata anche la consacrazione ufficiale con l’ingresso tra le 100 migliori aziende italiane, celebrata perfino in Parlamento. Perché va bene il romanticismo, ma quando mezzo mondo ti sceglie per il giorno più importante della vita, non è solo emozione. È impresa. Di quelle vere.
E oggi, accanto a Giovanna e Marisa, c’è anche Chiara, la nuova generazione che porta avanti l’eredità con freschezza e determinazione. Nessuna rivoluzione, ma un’evoluzione coerente. Le Spose di Giò è ancora l’atelier dove ogni abito viene cucito sulle emozioni, non solo sulle misure. Il bello, però, è che tutto questo accade a Monza. Dove il rombo della Formula 1 incontra il sussurro di un “lo voglio”. Dove un’azienda guidata da donne ha trasformato ago e filo in uno strumento di espressione, bellezza e identità.
In un tempo in cui tutto corre, cambiamento dopo cambiamento, Le Spose di Giò è la dimostrazione che l’eleganza vera non passa mai di moda. Cinquant’anni dopo, la loro storia non è solo quella di un marchio di successo, ma di un’eccellenza monzese che ha saputo cucire insieme impresa, creatività e cuore. E chissà che il prossimo abito da sposa visto su Netflix o al Festival di Venezia non sia nato, ancora una volta, proprio qui. Tra le mani sapienti di chi, da mezzo secolo, non confeziona semplici vestiti, ma piccole opere d’arte da indossare. E da ricordare per sempre.


