Monza, i nuovi cavalieri della Repubblica e le medaglie alla memoria dei deportati

Giovedì 2 giugno la consegna in Prefettura a Monza delle medaglie alla memoria ai deportati nei lager nazisti e la nomina di tre cavalieri della Repubblica
Cerimonia 2 giugno Monza
Cerimonia 2 giugno Monza Fabrizio Radaelli

La guerra in Ucraina è la dimostrazione che la libertà e la democrazia vanno tutelate ogni giorno: lo ha ricordato il prefetto Patrizia Palmisani giovedì 2 giugno durante la consegna delle onorificenze concesse dal presidente Sergio Mattarella e delle medaglie alla memoria ai deportati nei lager nazisti. «I valori trasmessi dalla Costituzione – ha affermato – si custodiscono con l’impegno quotidiano» come hanno fatto le tante associazioni di volontario che si sono attivate in modo «eccezionale durante la pandemia e nell’accoglienza dei profughi ucraini».

I neo cavalieri della Repubblica nominati a Monza, il medico di Lesmo

Mietta Meroni, una dei due neo cavalieri della Repubblica, ha combattuto in prima linea il covid-19: medico di Lesmo, ha lavorato nel reparto di nefrologia e dialisi dell’ospedale di Vimercate ed è stata responsabile della gestione del Centro di patologie della nutrizione dell’ospedale di Sesto San Giovanni. In pensione dal 2018, nel 2020 è rientrata in servizio al Papa Giovanni XXIII di Bergamo accogliendo l’appello della Croce Rossa.

I neo cavalieri della Repubblica nominati a Monza, il sostituto commissario e l’intellettuale

Giuseppe Russo, sostituto commissario della Polizia di Stato, è stato nominato cavaliere per la sua attività contro la criminalità e l’impegno sociale: con il Comune di Seregno ha promosso corsi di difesa personale per le donne, alcune delle quali vittime di maltrattamenti, e iniziative di aggregazione per i giovani con l’intento di prevenire episodi di devianza.

Ha ricevuto la benemerenza di ufficiale al merito Hafez Haidar, intellettuale libanese che vive da anni a Cogliate, impegnato a dimostrare che la cultura cristiana e quella islamica possono convivere in modo pacifico. Traduttore di importanti opere è stato candidato nel 2017 e nel 2020 al Nobel per la pace e nel 2019 a quello per la letteratura.

Le diciassette medaglie alla memoria di internati

Sono 17 le medaglie alla memoria consegnate a figli e nipoti di militari internati dopo l’8 settembre ’43: quattro di loro morirono per le violenze e i patimenti che segnarono per sempre i sopravvissuti. I parenti sono stati affiancati dai sindaci dei comuni in cui sono nati i deportati o abitano le loro famiglie: erano di Sovico Edoardo Canzi, Luigi Colombo, Angelo Malacrida, Carlo Vittorio Sironi, di Meda Luigi Cattaneo, Leonardo Cazzaniga, Alessandro Rho, Enrico Viganò. Angelo Galli era legato ad Arcore, Giovanni Giovagnini a Bellusco, Luigi Panzano a Cesano Maderno, Gerolamo Plati a Monza, Tonino Rossicone a Umate Velate, Salvatore Savoldelli a Macherio, Giuseppe Zulian a Ceriano Laghetto mentre erano di Seregno Ambrogio Perego e Flavio Sala. La monzese Augusta Rizzatti ha ritirato la medaglia alla memoria della mamma Rosa Beretta, operaia alla Breda, arrestata nel marzo ’44 e deportata in un sottocampo di Buchenwald.