Il Comune di Monza proverà a recuperare un credito di 6.871.354,51 euro legato alla organizzazione delle linee del trasporto pubblico che da molti anni vanta nei confronti della Città metropolitana di Milano: dopo infinite richieste cadute nel vuoto piazza Trento e Trieste ha emesso un decreto ingiuntivo nel tentativo di incassare quello che già una decina di anni fa considerava un credito inesigibile. La storia è lunga e costellata di ricorsi e controricorsi che hanno opposto il capoluogo brianzolo prima alla vecchia Provincia di Milano e poi alla Città metropolitana.
Le tappe della vicenda sono ripercorse nella delibera illustrata alla giunta dall’assessore alla Legalità Ambrogio Moccia: l’origine del contezioso va cercata nell’ottobre 2002 quando il Comune e Palazzo Isimbardi firmano un accordo di programma per unificare il servizio di autobus in una sola gara. Con l’intesa la Provincia, in sostanza, si impegna a garantire alle linee in servizio a Monza le risorse appositamente stanziate dalla Regione mentre piazza Trento e Trieste accetta di integrare la somma con 2.685.576 euro, Iva esclusa, per sette anni. Nel 2007, una volta firmato il contratto, il Comune contesta la cifra sostenendo che i bus percorrono un numero di chilometri inferiore a quelli pattuiti e che la Provincia ha acquistato i nuovi pullman con i fondi del Pirellone. Milano respinge le richieste di modificare i tracciati in quanto ribatte che il contributo monzese è fisso e non va rapportato al servizio: sulla base dei tracciati, secondo le verifiche dell’epoca, il municipio decide di versare per il 2008 e il 2009 solo 730.000 euro l’anno.
Monza fa ingiunzione all’ex Provincia di Milano: la sentenza
A quel punto la battaglia diventa legale: Palazzo Isimbardi impugna la determina del Comune davanti al Tar che accoglie le sue ragioni. Monza, quindi, sborsa 10.068.972,65 euro per il trasporto pubblico relativo agli anni dal 2007 fino al 2011 quando il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tribunale amministrativo decretando che la cifra dovuta da piazza Trento e Trieste non è un contributo, ma un corrispettivo che va calcolato sulla base delle prestazioni fornite. I giudici, quindi, stabiliscono che Palazzo Isimbardi dove restituire i 6.871.354,51 euro versati in eccedenza: il Comune chiede ripetutamente il rimborso, anche con atti utili a evitare la prescrizione del credito ma la Provincia, nel frattempo diventata Città metropolitana, si rifiuta costantemente di mettere mano al portafogli.
Ora la giunta tenta un’ultima carta: «Alla luce del tempo trascorso e della impossibilità di trovare un accordo – si legge nella delibera approvata nei giorni scorsi – non rimane altra possibilità che procedere giudizialmente al fine di ottenere la restituzione di quanto indebitamente versato e trattenuto» dall’ente milanese.