C’erano ragazzi come il lissonese Gianfranco De Capitani da Vimercate, morto di stenti nel campo di Ebensee a neppure vent’anni, e uomini maturi come Amedeo Scuratti originario di Nova Milanese spirato a Gusen a 45 anni tra i quasi 400 brianzoli uccisi nei campi di sterminio tedeschi e italiani durante il secondo conflitto mondiale.
C’erano operai che, come l’arcorese Mario Carlo Ampusi, Alessandro Fumagalli di Bellusco, Agostino Corno di Bernareggio, Scuratti e Mario Bidoglia di Villasanta furono arrestati per aver partecipato agli scioperi del 1944. C’erano antifascisti come il dirigente di industria Antonio Moi di Bovisio Masciago, gli operai Albino Pisoni di Brugherio, Luigi Briani di Desio, Carlo Vismara di Triuggio, Enrico Bracesco di Monza, il direttore della Cassa Rurale di Carate Augusto Cesana, Gianfranco De Capitani, l’insegnante di musica Giovanni Re di Seregno. C’erano molti militari che, nonostante lusinghe e pesanti minacce, si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò come Egidio Annoni di Briosco, Leontino Bertaggia di Cesano Maderno, Amabile Marelli di Lentate sul Seveso, Luigi Colombo di Limbiate, Luigi Cattaneo di Meda, Piero Radaelli di Verano e Vincenzo Vergani di Vimercate.
Il numero di chi non è sopravvissuto alle torture e alle pesanti privazioni dei lager potrebbe, però, essere parecchio sottostimato in quanto mancherebbero all’appello tanti soldati deportati dopo l’8 settembre 1943, mai tornati, non seppelliti nei cimiteri militari. Il ricordo delle vittime della dittatura, oltre che dalle manifestazioni organizzate da molti decenni in occasione del XXV Aprile e della Giornata della Memoria è tenuto vivo dalle Pietre d’inciampo forgiate dall’artista tedesco Gunter Demnig che dal 2019 vengono posate anche in Brianza per iniziativa del Comitato a cui aderiscono la Provincia, l’Aned, l’Anpi, l’associazione Senza confini di Seveso, la Divisione Acqui e, per ora, 29 comuni.
Oggi in via Grigna il Comitato consegnerà a venti sindaci le pietre che, a causa della pandemia, non sono state collocate in gennaio: i mattoncini, delle dimensioni di un sampietrino con la targa in ottone con il nome e i dati di ciascun deportato, il prossimo inverno saranno incastonati nel selciato all’ingresso delle abitazioni degli internati oppure davanti ai municipi o in altri luoghi simbolici.
Le pietre d’inciampo che, per utilizzare un termine biblico, si trasformeranno in scandalo per chi nega o ha dimenticato gli orrori dei regimi nazista e fascista tramanderanno i sacrifici di chi, magari a pochi giorni dalla liberazione dei campi, ha dato la vita per la democrazia.
Alla cerimonia, a cui interverranno il presidente della Provincia Luca Santambrogio, il prefetto Patrizia Palmisani e la vicepresidente dell’Aned provinciale Milena Bracesco, parteciperanno anche i sindaci di Aicurzio, Albiate, Barlassina, Cogliate, Giussano, Ronco Briantino, Sovico, Sulbiate e Vedano che hanno aderito al progetto nei mesi scorsi e che nell’inverno 2022 ritireranno i primi blocchetti intitolati ai loro concittadini.
L’opera del comitato, fatto di ricerche, si amplia continuamente perché come spiega la portavoce Roberta Miotto è alimentato dalle informazioni fornite dai parenti dei deportati e dagli storici locali, vagliate dagli esperti scientifici: alle ricostruzioni contribuiscono anche le scuole. «Gli studenti – afferma – hanno realizzato lavori bellissimi: proprio per poterli coinvolgere direttamente abbiamo preferito rinviare la posa delle pietre d’inciampo al prossimo anno. Il nostro obiettivo, del resto, è quello di mantenere viva la memoria tra i giovani».