Monza e Brianza: posti in diminuzione, costi e rette in aumento. Case di riposo in difficoltà. Lo spettro delle multinazionali

L’allarme dei sindacati per le Rsa brianzole. Beppe Saronni (Cisl): «Se guardiamo al futuro sappiamo che le prossime generazioni saranno composte da un numero sempre minore di figli, con stipendi più bassi. Come potranno queste famiglie, da sole, farsi carico dei propri anziani?»
beppe saronni fnp cisl
beppe saronni fnp cisl Paolo Cova

Posti in diminuzione, costi per le strutture e rette per i degenti in aumento. Le Rsa del territorio sono in difficoltà, tanto da temere, in qualche caso, anche per la loro sopravvivenza. E le multinazionali straniere sono lì ad aspettare che si aprano spazi da occupare per il loro business. L’emergenza Covid ha messo in crisi le strutture per gli anziani, alle prese con una gestione sempre più complicata dei loro ospiti ma anche con la necessità di dover far fronte a sempre nuove incombenze come le mascherine, la sanificazione dei locali, i test sierologici. Tutte a carico loro. Una situazione allarmante che ha spinto i sindacati, Fnp Cisl, Spi Cgil e Uilp Uil, a sollecitare, con tre presidi a luglio, l’intervento della Regione Lombardia, chiedendo alle istituzioni di non abbandonare a loro stesse attività molto provate dagli effetti del virus e che faticano a trovare una strada per garantirsi un futuro. Per qualcuna, se si va avanti così, il rischio potrebbe essere addirittura di chiusura, o di riduzione il personale, e quindi del servizio, per stare dentro i costi.

In Brianza sono finiti i tempi delle lunghe liste di attesa per la mancanza di posti disponibili. Ora, dopo la tsunami coronavirus che nel settore ha avuto conseguenze drammatiche, il problema è l’opposto: le rsa del territorio hanno in media 20-30 posti scoperti, con una diminuzione notevole delle entrate. E le procedure d’ingresso per i nuovi ricoverati sono diventate particolarmente complicate e comportano un’attesa di 40-50 giorni, creando disagi immediatamente comprensibili per le famiglie. I sindacati hanno anche chiesto un incontro con i responsabili delle rsa brianzole e dell’Ats Monza Brianza Lecco. Qui, in base a una ricerca svolta dalla Fnp Cisl, su 68 rsa monitorate, i posti letto abilitati sono 6.079 su una popolazione con un’età superiore ai 65 anni composta da 275.278 persone. La media regionale è di 28,2 posti letto ogni 100 anziani residenti. L’Ats Monza Brianza Lecco ha la dotazione più bassa con 22 posti letto. «In questa fase – spiega Beppe Saronni, segretario Fnp Cisl Monza Brianza Lecco – stiamo chiedendo alla Regione Lombardia di rendere più snelle le procedure d’ingresso e che alle rsa vengano rimborsati i costi legati all’emergenza Covid. Tante persone, inoltre, si rivolgono ai sindacati evidenziando l’impossibilità di visitare i propri parenti. Noi chiediamo che le visite nelle rsa vengano consentite».

La situazione sta diventando pesante non solo per chi gestisce le Rsa ma anche per le famiglie. Le strutture non ce la fanno più e meditano di aumentare tra i due e gli otto euro sulla retta giornaliera. Si, perché le spese per mascherine, sanificazione e altro, appunto, sono tutte a carico loro.

Si tratta di una crisi che sta accelerando cambiamenti già in atto nel settore. Al 31 dicembre 2019, i posti letto autorizzati-abilitati nelle rsa lombarde erano complessivamente 64.431, con un incremento di 951 unità rispetto all’anno precedente. Ma cala nuovamente il numero posti-letto contrattualizzati, cioè riconosciuti dalla Regione e finanziati parzialmente dal Fondo sanitario regionale, sempre fermi a quota 57.603: meno 901 unità rispetto ai due anni prima. La Regione dà un contributo per la retta giornaliera valutando le condizioni dell’ospite: dai 29 euro per i degenti meno gravi ai 52 euro per i malati di Alzheimer. Ma non basta. La Fnp Cisl, infatti, ha esaminato i costi in Lombardia e ha riscontrato notevoli differenze: nell’Ats Montagna la retta minima media è di 51,22 euro, mentre nell’Ats Metropolitana di Milano la retta media massima raggiunge i 93,40 euro. Nell’Ats Monza Brianza Lecco la retta minima è di 70,83 euro. Eppure c’é una domanda di assistenza in crescita, alla quale si risponde anche aumentando i posti letto solventi, quelli a totale carico del ricoverato e della sua famiglia. In Lombardia, nel 2019, sono aumentati di 1.742 unità, toccando quota 7.102. Nel territorio di competenza dell’Ats Monza Brianza Lecco, si è passati dai 289 del 2018 agli 837 dell’anno successivo. A Monza, nel 2019, hanno avviato l’attività otto rsa prive di contrattualizzazione regionale. Un servizio che riguarda tutti rischia di diventare appannaggio solo di chi ha disponibilità economiche. «E se guardiamo al futuro – conclude Saronni -, sappiamo che le prossime generazioni saranno composte da un numero sempre minore di figli, con stipendi più bassi. Come potranno queste famiglie, da sole, farsi carico dei propri anziani?. Ci sono già multinazionali straniere che sono interessate ad entrare. Se non si interviene i costi caricati sulle strutture convenzionate le metteranno sempre più in difficoltà. Molti aumentano i posti per solventi, fanno pagare. Ma così si scarica tutto sulle famiglie. Ho presente una situazione per la quale in due mesi sono già stati pagati 9mila euro”. Un costo che non tutti possono sopportare e che alla lunga diventa un peso anche per i più facoltosi.

Altri numeri sulle case di riposo

22: è la dotazione di posti letto ogni 100 anziani nell’Ats Monza Brianza Lecco. In regione è 28,2.

837: sono i posti letto solventi (paga tutto la famiglia) in Brianza nel 2019. L’anno prima erano 289

70,83: è la retta minima nell’Ats in Brianza, Milano arriva a 93,40, nell’Ats Montagna 51,22