Monza e Brianza, nel 2021 cresciuta l’occupazione femminile ma preoccupano gli infortuni

Focus in Provincia in occasione del mese delle pari opportunità. Diminuito il tasso di disoccupazione, dal 9% del 2019 al 6,3% nel 2021 ma solo il 20,6% dei contratti stipulati a donne sono a tempo indeterminato o apprendistato.
Convegno lavoro in Provincia
Convegno lavoro in Provincia

Lavoro al femminile tra professioni, rischi e stereotipi: aprile è il mese delle pari opportunità, Inail, Provincia di Monza e Brianza con Afol Mb e Alessandra Ghezzi, consigliera provinciale di parità hanno proposto venerdì 8 aprile una giornata di approfondimento alla quale hanno partecipato il presidente della Provincia Luca Santambrogio, il viceprefetto Marialaura Liberatore e il dirigente Inail Moreno Cogliati.

Nel 2021 l’occupazione femminile in provincia è cresciuta di 2 punti percentuali nel terzo trimestre e ha raggiunto il 63,9%. Diminuito il tasso di disoccupazione, dal 9% del 2019 al 6,3% nel 2021, inferiore persino a quello degli uomini (6,8%). Ma non è tutto oro quello che luccica: solo il 20,6% dei contratti stipulati a donne sono a tempo indeterminato o apprendistato contro il 27,5% degli uomini. Più diffuse le collaborazioni occasionali e gli stage.

Dal punto di vista delle competenze le percentuali più alte di avviamenti vedono le donne presenti nel mondo dell’istruzione, dove sono richieste competenze elevate, e nelle attività domestiche, dove al contrario non sono richieste alte competenze.

L’impatto pandemico è stato rilevante alla voce infortuni: per le lavoratrici come emerge dal focus sulla parità di genere che prende spunto dalla pubblicazione Inail, dossier donne 2021, elaborata in occasione della Giornata internazionale della donna, con riferimento ai dati provinciali di infortunio al femminile 2016-2020 nel territorio di Monza Brianza, in provincia nel 2020 se in generale si è registrato un calo del 5%, per il genere femminile, al contrario c’è stato un netto incremento (+29%) rispetto all’anno precedente. Incremento che ha riguardato soltanto gli infortuni in occasione di lavoro (+58% nelle donne e -21% negli uomini) e che si è verificato principalmente nei settori sanità e assistenza sociale (+235%) e attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+344%).

In calo gli infortuni in itinere nel 2020 (-42%), anno anomalo per via della pandemia che ha diminuito gli spostamenti. Un’analisi sul precedente periodo 2016-2019 evidenzia che il rischio strada incide molto più sulle donne (media del 28%), maggiormente impegnate nella conciliazione casa-lavoro, che sugli uomini (media del 17%).

Quanto alle malattie professionali il dato sul settore manifatturiero, tipico del territorio provinciale, prevale invece anche su quello sanitario. Nel 72% dei casi nel 2020 la patologia ha interessato l’apparato muscolo-scheletrico e osteo-articolare mentre con l’11% si evidenziano le patologie legate ai disturbi psichici e comportamentali, con un’incidenza doppia rispetto a quella del genere maschile.

«I dati dimostrano che le donne in Brianza lavorano, anche se in condizioni spesso precarie, e che sono state in prima linea durante tutta l’emergenza sanitaria. Gli ambiti professionali che non si sono mai fermati sono quelli che registrano un tasso più alto di occupazione femminile: un dato che ci impone riflessioni sul ruolo strategico delle donne nel mercato del lavoro e sul persistere di un gender gap che non permette alle donne i giusti riconoscimenti di crescita e carriera» dice il Presidente della Provincia, Luca Santambrogio.

«Nella provincia di Monza si nota nel quinquennio 2016/2020 una incidenza marcata dei cosiddetti “infortuni in itinere” relativi alle donne, tranne per il 2020 ultimo anno di rilevazione.Gli infortuni, in particolare nella fascia di età 50-54 anni, sono prevalentemente del settore sanitario e assistenziale, nonché nell’ambiente domestico rispetto al quale oltre all’assicurazione generale per i collaboratori domestici e prevista un’assicurazione obbligatoria per coloro che svolgono un’attività rivolta alla cura dei componenti della famiglia senza vincolo di subordinazione. Si registrano meno infortuni con esito mortale nel genere femminile rispetto al genere maschile.Quanto alle malattie professionali il dato sul settore manifatturiero, tipico del territorio provinciale, prevale invece anche su quello sanitario. Le evidenze estratte costituiscono uno degli elementi per più generali valutazioni ed osservazioni sulle differenze lavorative di genere» commenta Moreno Cogliati, Direttore Territoriale Inail Monza.

«La pandemia, come una potente lente, mostra criticità sottovalutate e priorità poco espresse. E’ noto il fenomeno della segregazione di genere per cui le donne sono sovrarappresentate nei comparti assistenza, educazione e servizi, come dimostrato anche dai dati relativi agli infortuni sul lavoro ed alle malattie professionali. Ma è da tenere in considerazione anche il carico familiare, un vero e proprio secondo lavoro, senza poi considerare il rischio psicologico derivante dal carico di lavoro eccessivo e dalle tempistiche pressanti. La più grande sfida che ci attende è un cambiamento culturale in grado di abbattere una volta per tutte i bias inconsapevoli e le categorie imposte dai retaggi culturali. Ad esempio, perché l’attività di cura ricade soprattutto in capo alle donne? Bisogna offrire loro, e a tutta la società, una prospettiva diversa» aggiunge la Consigliera di parità Alessandra Ghezzi.