Tra Seveso, Lambro e Adda, se si dovesse stilare una classifica fra i tre in base alle peggiori condizioni di salute, forse sarebbe proprio il primo a guadagnare il (triste) primato. Certo: attraversando tutti un territorio così densamente urbanizzato, nessuno gode di una salute – diciamo – invidiabile. Ma il Seveso, «per via delle dimensioni ridotte, del suo carattere torrentizio e di una portata piuttosto piccola in condizioni normali, si sporca e si inquina in fretta. Per questo motivo la qualità delle sue acque, per quanto depurate, fatica a essere ottimale».
Monza e Brianza: microplastiche, il Lambro osservato speciale
Quanto al Lambro, la sua è una «lenta tendenza al miglioramento». Il vicepresidente di Legambiente Lombardia Lorenzo Baio precisa: «Non ci sono più stati sversamenti, per fortuna, però compiere decisi passi in avanti è complicato a causa del suo scorrere in un territorio tanto industrializzato e cementificato». I problemi maggiori, dal punto di vista dell’inquinamento, arrivano soprattutto quando la portata tende a diminuire, fino a raggiungere la secca: è in queste circostanze che «le concentrazioni degli inquinanti aumentano».
A proposito di inquinanti: la questione microplastiche riguarda da vicino anche i fiumi. Nel 2021, nell’ambito della campagna “Zero plastica in mare”, Legambiente, in collaborazione con Bnl Gruppo Bnp Paribas, ha realizzato su scala nazionale il monitoraggio “Microlitter”: il Lambro è stato uno degli osservati speciali – gli altri il Tevere, l’Isonzo e il Volturno.
“Per ogni fiume – scriveva Legambiente quell’anno, presentando nel mese di luglio i primi risultati dello studio – si osserva un incremento nel numero delle particelle”, almeno raddoppiato e in alcuni casi quadruplicato, “tra i primi campioni prelevati a monte e gli ultimi a valle”.
Precisava, poi: “Per quanto riguarda la composizione, la forma maggiormente presente in ciascun fiume è il frammento: rappresenta infatti l’82% delle microplastiche rinvenute nel Tevere, il 70% di quelle nel Volturno, il 66% nel Lambro e il 38% nell’Isonzo. Maggiori differenze si osservano invece nella distribuzione delle altre forme, ad esempio i pellet risultano particolarmente presenti nel Lambro, dove rappresentano il 19% delle particelle presenti, probabilmente legati alla forte vocazione industriale dell’area. Per quanto riguarda i polimeri che compongono le microparticelle di plastica, si conferma una presenza predominante dei due polimeri maggiormente prodotti a livello industriale: polipropilene e polietilene. Nel Lambro troviamo il 44% delle microplastiche in polipropilene e il 43% in polietilene”.
Monza e Brianza: l’Adda e il rischio nella stagione calda
Quanto all’Adda, il discorso da fare è ancora differente: «Come il Ticino si tratta di un vero e proprio fiume, con dinamiche e morfologie differenti da quelle di Seveso e Lambro. Grazie alla maggiore portata e al suo scorrere lontano da Milano e dall’hinterland, i suoi problemi, più che la qualità, riguardano la quantità delle acque. Dall’Adda sono stati fatti derivare molti canali per l’irrigazione di campi e aree agricole: il rischio che corre d’estate è di poter contare su così poca acqua, perché prelevata a favore delle coltivazioni, da finire per ritrovarsi con funzioni naturali e componenti biologiche alterate. Per questo bisognerebbe trovare un compromesso tra le necessità dell’agricoltura e il mantenimento di un livello accettabile di acqua nell’alveo. Nel corso del 2022 l’Adda ha sofferto parecchio per la siccità: viste le abbondanti piogge dell’ultimo periodo, speriamo che questo possa finalmente essere per lui un buon anno».