Monza e Brianza: appalti pubblici illeciti per 2,5 milioni, cinque arresti della Finanza

Corruzione e turbativa d'asta sono le accuse formulate in una operazione della Guardia di finanza. Cinque persone, tra le quali quattro dipendenti pubblici, ai domiciliari.

Corruzione e turbativa d’asta sono le accuse formulate nei confronti di 5 persone (quattro residenti in Brianza e una in provincia di Milano) finite agli arresti domiciliari, tra le quali quattro dipendenti pubblici, in una operazione della Guardia di finanza del comando provinciale di Monza. Disposto anche il sequestro di tre aziende e di profitti illeciti conseguiti. Dodici complessivamente le persone indagate.

Le misure cautelari sono state eseguite su delega della Procura della Repubblica di Monza insieme a due provvedimenti di urgenza di sequestro impeditivo di tre aziende che si sarebbero illecitamente aggiudicate appalti e affidamenti di servizi. Inoltre è stato eseguito il sequestro preventivo di denaro e beni a un imprenditore per 260mila euro che sarebbe corrispondente al vantaggio illecito conseguito.

Appalti pubblici illeciti a Monza e Brianza, le indagini

Le indagini sono state eseguite dalla Guardia di finanza della Compagnia di Seregno e hanno riguardato una serie di condotte operate da un imprenditore residente in Brianza, amministratore di fatto o di diritto di tre società operanti nelle pulizie e manutenzione di aree verdi, che avrebbe usato per partecipare a gare pubbliche in diversi comuni, soprattutto della Brianza, appalti pubblici e affidamenti diretti, posti in essere tra il 2019 e il 2021, con l’obiettivo di “aggirare formalmente il principio di rotazione degli affidamenti”, ciò grazie “ad uno stabile asservimento di pubblici ufficiali infedeli“.

Appalti pubblici truccati, corrotti con cesti natalizi e buoni benzina

Alle tre società dell’imprenditore sarebbero stati assegnati appalti per oltre 2,5 milioni, appalti indetti da una azienda a partecipazione pubblica monzese e da quattro enti locali, tre in provincia di Monza e Brianza e uno in quella di Milano. Sempre sulla base delle indagini, i pubblici ufficiali indagati avrebbero ricevuto dall’imprenditore denaro in tranche tra i mille e i 12mila euro, cesti natalizi e buoni benzina.

Alcune procedure di gara sarebbero state turbate per avvantaggiare le aziende dell’imprenditore (ora affidare a un amministratore giudiziario nominato dalla Autorità giudiziaria) e indagato “comunicando in anticipo le condizioni tecniche contenute nel capitolato, i tempi di apertura e chiusura dei procedimenti di affidamento, i nominativi dei concorrenti da avvicinare per stabilire i ribassi da offrire”. In un caso, i pubblici ufficiali coinvolti – ricorrendo a una perizia suppletiva per una variante “fittizia” e falsificando lo stato di avanzamento dei lavori già ultimati avrebbero attestato, a cantiere chiuso, l’avvenuta esecuzione di ulteriori lavori “procurando così al corruttore un ulteriore profitto illecito“.

In due occasioni due pubblici ufficiali si sarebbero invece rifiutati di sottostare alla corruzione restituendo le somme ricevute all’imprenditore.