Da due anni almeno, nonostante la fine della relazione, non la lasciava in pace. Voleva che lei ci ripensasse, che tornasse con lui. La perseguitava psicologicamente con messaggi offensivi, si faceva trovare sotto casa, la pedinava e la seguiva nei luoghi che lei frequentava (solo lo scorso week-end in una discoteca dove lei era andata con una amica). E, particolare ovviamente determinante, alzava anche le mani, tanto che una volta era finita persino all’ospedale con 3 giorni di prognosi.
Un’ossessione per una ragazza peruviana di 22 anni che martedì pomeriggio, trovandoselo ancora sotto casa, al culmine della disperazione. ha chiamato per l’ennesima volta il 112. Nel giro di qualche minuto si sono presentati gli agenti del Rpc (Reparto prevenzione crimine) di Milano che collaborano e lavorano in sinergia con gli uomini del commissariato agli ordini del vice questore Angelo Re.
Al loro arrivo hanno trovato l’ex compagno della donna, un 23enne della Repubblica Dominicana nei confronti del quale, nel corso del suo lungo calvario ha sporto una serie di denunce. E con il quale, tra l’altro, ha avuto anche una bambina. I due abitavano insieme, poi, alla fine della relazione, lei l’aveva fatto uscire di casa, dove ora vive con la figlioletta di due anni e la madre.
È stata anche la mamma, convocata con la ragazza al Commissariato di viale Romagna, a raccontare le vessazioni subite dalla figlia. L’ex marito, a sua volta sentito dagli agenti, ha fornito la sua versione dei fatti ma è stato comunque indagato a piede libero per maltrattamenti in famiglia. Al momento non è sottoposto ad alcuna misura restrittiva, sulla quale, nel caso, deciderà il Tribunale.