Monza: altra causa persa con la Sangalli, il Comune restituisce 700mila euro

Ancora una volta il municipio perde il confronto legale con l'operatore che gestisce i rifiuti sulle trattenute sull'appalto.
Monza Mezzi Sangalli
Monza Mezzi Sangalli Fabrizio Radaelli

Il Comune di Monza dovrà mettere nuovamente mano al portafogli per pagare i debiti vantati dall’Impresa Sangalli, ma impugnerà di fronte alla Corte d’Appello la sentenza con cui il Tribunale di Monza ha confermato il contenuto del decreto ingiuntivo emesso nel 2021.

«Si tratta – afferma il vicesindaco Egidio Longoni – della coda di una decisione presa sette anni fa quando l’ente ha iniziato a non liquidare integralmente l’importo delle fatture perché l’azienda non effettuava il servizio di raccolta dei rifiuti con tutti i mezzi e il personale previsto dall’appalto in vigore in quel momento».

Monza: altra causa persa con la Sangalli, come è andata

Dalla primavera del 2017 fino al settembre 2019, quando il canone è stato rivisto in occasione della proroga del contratto, piazza Trento e Trieste ha trattenuto oltre 120.000 euro al mese che ora dovrà restituire in quanto secondo i giudici tutte le pendenze della ditta sono state sanate dall’accordo transattivo firmato nel 2015, precedentemente alle contestazioni mosse dagli uffici.

Nelle prossime settimane il consiglio comunale dovrebbe dar via libera al pagamento del debito fuori bilancio di circa 700.000 euro: l’operazione ricalcherà quella eseguita nella primavera 2023 quando l’aula ha votato la liquidazione alla Sangalli di 4.648.703,38 euro, di cui oltre un milione rappresentati dagli interessi maturati nel corso degli anni.

Monza: altra causa persa con la Sangalli, i ricorsi del Comune

In quel caso il Comune di Monza si è rivolto alla Corte di Cassazione sperando di ottenere la restituzione della somma versata: sia di fronte alla Cassazione che alla Corte d’Appello il municipio sarà difeso dall’avvocato Paolo Sabbioni, docente di diritto pubblico all’Università cattolica di Milano, che tenterà di ribaltare le sentenze puntando sul fatto che «le minori prestazioni rese, riconducibili agli obblighi di impiego di mezzi, personale, forniture e servizi» contestate alla Sangalli sono successive alla transazione siglata nel 2015.