«Agonizzano» nel letto asciutto e sporco del Lambro «nei pressi del ponte dei Leoni»: non sono passate inosservate ai lettori quelle «anatre» e quegli «anatroccoli» che «spezzano il cuore a vederli morire così, uno dopo l’altro». Lo si legge nell’e-mail inviata in redazione nei giorni scorsi con l’intenzione di spingere qualcuno a «farsene carico e a spostarli altrove, magari dove c’è più acqua».
Non è una novità che i germani reali – la più diffusa tra le specie di anatre selvatiche presenti nel nostro territorio – scelgano come base il letto del fiume che attraversa il centro storico. Rispetto agli anni passati, però, le condizioni sono differenti: perché oggi lungo il Lambro, in secca ormai da parecchi mesi, non sono rimaste che poche, e stagnanti, pozze d’acqua. Le condizioni in cui si sono ritrovati nelle ultime settimane i germani e i loro piccoli, appena sbucati dalle uova, hanno presto fatto preoccupare residenti del centro e passanti. A rasserenare gli animi è intervenuto il presidente di Enpa Monza e Brianza, Giorgio Riva: «Intanto chiamiamoli con quello che è il loro nome: i germani reali – ha spiegato – cercano zone vicino all’acqua per costruire il proprio nido. Ma non è strano trovarli anche in luoghi dove di acqua ce ne sia molto poca, come capita in centro in queste settimane».
Non si tratta, però, del caso più strano in cui l’associazione si sia imbattuta negli ultimi mesi: «Ci sono stati dei ritrovamenti particolari – ha proseguito Riva – come quello al terzo piano di una palazzina, o sulle rive del Villoresi quando ancora era in secca primaverile. Capita che, per errore, facciano il nido in zone da cui poi non riescano a raggiungere l’acqua. Vorrei però ricordare a tutti che si tratta di animali selvatici, per cui è naturale mettere al mondo tanti piccoli. È normale, quindi, che in condizioni del genere anche la mortalità sia elevata».
Riva rassicura: «Finché c’è una pozza d’acqua, da selvatici quali sono, riescono a gestirsi e a sopravvivere». Nel caso, però, in cui qualcuno fosse particolarmente preoccupato, Riva consiglia due tipi di interventi. Numero uno: con una canna dell’acqua, per chi abita o lavora nei dintorni, riempire le pozze rimaste (o crearne di nuove) così da ampliare le aree a loro disposizione. Numero due: offrire da mangiare un miscela costituita da pane e da farina di granoturco. Dello stesso parere anche il naturalista Matteo Barattieri: «I germani reali – ha commentato – sono mossi dall’istinto a spostarsi fino a dove possono trovare dell’acqua: se non nel Lambro, possono fare scorta nel Lambretto poco distante».