Monza: addio al giornalista Nicolò Cafagna

È mancato a 38 anni Nicolò Cafagna, giornalista e collaboratore del Cittadino di Monza da oltre dieci anni. La sua rubrica “Diverso da chi?” era diventata un libro a dicembre.
Nicolò Cafagna
Nicolò Cafagna

«Ehi, sceriffo». Il distintivo da sceriffo Nicolò Cafagna se l’era guadagnato quasi dieci anni fa, nel luglio del 2012, il giorno in cui si è iscritto all’ordine dei giornalisti dopo avere collaborato per i primi due anni con il Cittadino di Monza. E da allora, per la redazione, era “lo sceriffo”, che diceva molto di lui, ma non tutto: un distintivo – la tessera da giornalista – un senso chiaro dei diritti e dei doveri, la lucidità necessaria per distinguere i fatti. E poi quello che non ti aspetti, da un tutore della legalità: un’ironia affilata, prima di tutto verso se stesso, poi per saper prendere il mondo per quello che era, tanto per lui quanto per gli altri. Cioè un posto di matti, dove pure bisogna in qualche modo vivere. E allora, coraggio.

Nicolò è mancato martedì 3 agosto, dopo avere combattuto con un’ultima polmonite. Aveva compiuto 38 anni il 23 giugno.

«Vorrei diventare giornalista» aveva detto intorno al 2010 alla redazione entrando in contatto con noi grazie a Mattia Muratore, con il quale praticava allora wheel chair hockey, hockey in carrozzina, negli Sharks. Ed è stato subito un sì. Per alcuni anni scrittura sporadica, le sue proposte accolte e tradotte, il lavoro con lui per imparare il mestiere. Fino a quel giugno del 2015 in cui è nato qualcosa di speciale: la sua rubrica personale, “Diverso da chi?”, il titolo scelto da una felice intuizione dell’allora direttore Martino Cervo.

C’era tutto Nicolò, in quel titolo: lui che ha affrontato con coraggio la malattia che lo aveva condizionato dai primi anni di vita, la distrofia di Duchenne che lo ha progressivamente limitato fisicamente ma non ha mai contagiato una intelligenza curiosa, capace, intuitiva e una vocazione all’ironia e alla comicità schietta che nemmeno i momenti più difficili, negli anni recenti, hanno compromesso.

«Ehi, sceriffo» era il modo in cui gli abbiamo risposto in tutti questi anni quando ogni quindici giorni, settimana più, settimana meno, si faceva sentire perché aveva pronto un nuovo articolo. La rubrica era diventata un diario intimo, Nicolò Cafagna in pubblico, con il quale raccontava la sua vita con la malattia. Un diario che era cronaca, perché dalla sua prospettiva – quella di chi vive una disabilità giorno per giorno – spiegava senza reticenze le verità di tanti, troppo spesso nascoste o senza possibilità di esprimersi.

Giusto per capirsi, l’atto primo di Nicolò Cafagna nella sua rubrica (18 giugno 2015), ha questo incipit: “La prima cosa che ho fatto quando sono nato, in una piovosa giornata di giugno, è stato defecare sui piedi dell’ostetrica: è stato solamente un modo per protestare, stavo così bene dov’ero, perché mi avete fatto uscire? La mia protesta però era motivata dal fatto che già sapevo quello che mi aspettava: la convivenza involontariamente voluta con la distrofia muscolare di Duchenne, simpatica malattia – per comodità la chiameremo la Francesina – che porta piccole conseguenze, come non poter camminare, non potersi muovere e, ciliegina sulla torta, avere qualche problema respiratorio. In pratica non funzionò, ma non del tutto, perché cervello e gioielli di famiglia – non essendo muscoli, ma non tutti lo sanno – non sono stati invitati al party della Francesina”.

Nicolò ha reso migliore il Cittadino, ha reso migliore tutti quelli che l’hanno conosciuto, ha reso migliore Monza. E si è anche candidato consigliere comunale con la lista Civicamente, per quell’idea che ci fosse molto, moltissimo da fare. Chi non ha avuto l’occasione di diventare migliore grazie a lui, lo può fare ancora: nei mesi scorsi ha raccolto in un libro gli articoli scritti per il Cittadino e anche per il Fatto quotidiano, giornale per cui curava un blog. Si intitola, va da sé, “Diverso da chi? Storie a rotelle e ironia senza freni”, pubblicato da Ananke Lab.