Monsignor Gualtiero Isacchi torna in visita a Seregno, dove è cresciuto

Il prelato, nipote di monsignor Silvano Motta, è atteso domenica 6 novembre, per una santa Messa nella basilica San Giuseppe. Oggi è vescovo di Monreale
Monsignor Gualtiero Isacchi, lecchese cresciuto a Seregno, classe 1970, vescovo di Monreale (foto da MonrealeLive)

«Degli anni a Seregno ho ricordi molto belli. Sono stati gli anni della mia infanzia: con la mia famiglia, abitavamo in via Dante, di fronte al teatro San Rocco, e la mamma, quando andavo in oratorio con mio fratello, ci seguiva dal balcone di casa fino all’ingresso, anche se allora i pericoli per il traffico erano più ridotti rispetto ad oggi. In oratorio sono cresciuto e mi sono formato, affascinato dalla figura di don Armando Cattaneo, ed altrettanto importante è stata l’esperienza di chierichetto nella collegiata San Giuseppe». Monsignor Gualtiero Isacchi, classe 1970, lecchese di Valmadrera, nominato vescovo di Monreale nello scorso mese di aprile da Papa Francesco, sarà a Seregno domenica 6 novembre, per presiedere alle 10.15 una santa Messa nella basilica San Giuseppe, che sarà concelebrata da monsignor Silvano Motta, prevosto di Seregno tra il 1995 ed il 2012, suo zio. Per il prelato sarà l’occasione di un ritorno, considerato appunto che in città ha abitato tra il 1971 ed il 1980, prima di trasferirsi per esigenze lavorative del padre nel Lazio, dove è stato ordinato sacerdote nel 1994.

Monsignor Isacchi: il legame con lo zio monsignor Motta

Monsignor Gualtiero Isacchi, a sinistra, con Papa Francesco, in un’immagine del 2014

«Lo zio per me è sempre stato una figura di riferimento -continua Isacchi-. Tra l’altro, la sorte ha voluto che, dopo il termine della sua attività di segretario del cardinale Giovanni Colombo, sia stato parroco a Valmadrera, il paese di mio papà, e poi a Seregno, dove appunto io sono cresciuto». Inevitabilmente, nel suo percorso, monsignor Isacchi ha portato con sé un po’ degli insegnamenti appresi in gioventù: «Nella diocesi di Albano, che è la più grande del Lazio dopo quella di Roma, sono stato viceparroco, parroco, poi vicario episcopale ed economo contemporaneamente. Ero anche incaricato di seguire il centro diocesano degli oratori, che nei fatti ho fondato io, grazie all’esperienza di oratorio parrocchiale appresa in Brianza, diversa da quella laziale. Molti confratelli, nel tempo, mi hanno rimproverato bonariamente di fare il milanese, considerata la mia abitudine all’operosità, che è propria della terra dove mi sono formato».

Monsignor Isacchi: la sorpresa per la nomina vescovile

Va da sé che la nomina a vescovo in Sicilia sia stata una sorpresa: «Quando mi è stata comunicata, ho fatto presente al nunzio che con Monreale non avevo agganci. Mi ha risposto che ero stato scelto per questo, perché, non conoscendo nessuno, avrei potuto discernere e decidere liberamente. Ho capito in questi pochi mesi che non essere siciliano per me sia un valore aggiunto e la gente di qui lo riconosce. La zona è bellissima dal punto di vista paesaggistico, con quei problemi figli di una presenza, che nomi di località come Capaci purtroppo richiamano. Una delle difficoltà maggiori che si ravvisano è la rassegnazione. Quando sono arrivato, il maresciallo dei carabinieri mi ha regalato una copia del “Gattopardo”, in cui si dice che occorre cambiare tutto, affinché tutto rimanga uguale. Gli spazi di cambiamento invece ci sono: personalmente, sono molto felice di essere qui».