Fine settimana all’insegna della pace e del dialogo tra culture e religioni a Desio, in occasione della marcia della pace e della festa dei popoli. Tante persone hanno partecipato sabato pomeriggio alla marcia promossa dal Coordinamento Desio Città aperta in collaborazione con le associazioni, le scuole le comunità islamiche.
Un corteo colorato ha attraversato le vie della città , accompagnato da musica, cori e tamburi suonati da un gruppo di pakistani giunti appositamente da Carpi. Piccoli e grandi, italiani e stranieri, cristiani e musulmani. Tanti i gesti e i messaggi di pace. “Anch’ìo faccio la mia parte” il tema scelto quest’anno. Toccante, in particolare, una delle tappe: la cerimonia di intitolazione di un parchetto pubblico a Suor Lucia Pulici missionaria desiana uccisa in Burundi lo scorso settembre.
Il sindaco Roberto Corti e le sorelle della religiosa hanno scoperto la targa all’interno dell’area verde attrezzata nel quartiere San Giovanni, in via Castelli. L’iniziativa è del comitato di quartiere che poi gestirà il giardino. Davanti al comune è stato ricordato che l’amministrazione comunale ha aderito al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace. Al passaggio in corso Italia dal palazzo abitato dai pakistani sono stati lanciati petali di fiori, segno di accoglienza e di festa, sotto gli occhi stupiti dei passanti. Infine in piazza Conciliazione è stato letto un messaggio di pace in diverse lingue, sono stati ricordati i morti in mare e le vittime delle guerre e del terrorismo Ed è stata sventolata una grande bandiera della pace costruita tappa dopo tappa.
La festa è proseguita domenica nel giardino dei missionari saveriani. Alla giornata ha partecipato anche don Albino Bizzotto, dei Beati Costruttori di Pace, che ha celebrato la messa, al suo quinto giorno di digiuno. Il sacerdote padovano ha deciso di fare lo sciopero della fame come segnale forte, perché permette di “sentire e vivere sulla propria pelle le condizioni di quanti nel quotidiano non possono soddisfare nemmeno i bisogni elementari”, a favore di una cultura dell’accoglienza e non dell’esclusione.