Mantide della Brianza, pena ridotta in Appello: sconto di due anni

La Corte d'Appello di Milano ha ridotto la pena da 16 anni e 5 mesi a 14 anni e 5 mesi di reclusione per la Mantide della Brianza Tiziana Morandi.
Monza Mantide della Brianza Tiziana Morandi l’1 giugno all’uscita dal tribunale Fabrizio Radaelli

La Corte d’Appello di Milano ha lievemente ridotto la pena da 16 anni e 5 mesi a 14 anni e 5 mesi di reclusione per Tiziana Morandi, 49 anni, di Roncello, la cosiddetta “Mantide della Brianza”, accusata di aver raggirato, dopo averli contattati sui social, narcotizzato con benzodiazepine e poi rapinato nove persone tra 27 e 83 anni. La donna è in carcere dal luglio 2022, a seguito dell’inchiesta dei pm di Monza Carlo Cinque e Marco Santini e dei carabinieri, e rispondeva di una ventina di capi di imputazione, per reati che vanno dalla rapina all’incapacità procurata fino alle lesioni.

La Procura generale di Milano aveva chiesto la conferma della condanna a 16 anni e 5 mesi di reclusione, condanna emessa in primo grado dal Tribunale di Monza. La sostituta pg di Milano Maria Pia Gualtieri, nel suo intervento davanti ai giudici della terza penale della Corte d’Appello, alla presenza anche dell’imputata, ha parlato della sua “indole menzognera“.

Mantide della Brianza, pena ridotta in Appello: dichiarazioni spontanee e risarcimenti

All’inizio dell’udienza Morandi ha voluto depositare dichiarazioni spontanee, lette dai giudici, nelle quali, in sostanza, la donna sostiene che “il Covid” l’aveva resa una “persona molto sola“, che si era tuffata nel mondo dei social “anche per fare dei massaggi e arrotondare dal punto di vista economico“. Molti, ha aggiunto, “si sono candidati come cavie per i miei massaggi, con alcuni ero impaurita, volevano qualcosa di diverso e ad ogni mio rifiuto seguiva un invito ad uscire da casa mia. Alcuni rifiuti venivano accolti, altri meno“. Non ha mostrato alcun “segnale di resipiscenza, nemmeno nelle dichiarazioni di oggi“, ha affermato la pg, e “in quelle parole c’è solo un riferimento al disagio di tutti gli italiani in quel periodo“.

Nella scorsa udienza, tra l’altro, si era saputo che erano in corso trattative per risarcire uno degli uomini caduti nella sua “rete“, l’unico che si è costituito parte civile nel processo, il più giovane. Trattative tra la legale di parte civile, l’avvocata Barbara Giulivi, e il difensore Angelo Leone che non sono però andate a buon fine. “Anche questo mancato accordo ci mostra che l’imputata prosegue nel suo trattamento manipolatorio“, ha spiegato la pg.

Ancora oggi detenuta in carcere, alla donna erano stati contestati numerosi reati: rapina, lesioni, utilizzo indebito di carte di credito, violazione della legge sugli stupefacenti e anche di avere procurato alle vittime uno stato di incapacità di intendere e di volere con la somministrazione delle benzodiazepine.